
Se le reazioni a livello locale circa i risultati della consultazione bolognese sui finanziamenti comunali alle scuole dell’infanzia private sono oggetto di interpretazioni opposte (la maggior parte degli aderenti a entrambi gli schieramenti si proclamano vincitori), a livello nazionale sono prevalenti le dichiarazioni di chi in campagna elettorale ha difeso l’attuale sistema scolastico integrato.
Così il coordinatore nazionale Scuola e Università del Pdl, Elena Centemero, che ha detto: “Il risultato del referendum di Bologna dimostra innanzitutto il fallimento dello strumento: una consultazione alla quale partecipa solo il 28,71% degli aventi diritto è chiaramente un esercizio non riuscito. E non credo che con una così bassa affluenza e con uno scarto minimo tra le due opzioni sottoposte al voto si possa ritenere il risultato della consultazione indicativo o parlare di successo“. Il dato politico, continua Centemero è che “chi voleva politicizzare questo referendum ci è riuscito solo in parte, ottenendo l’unico risultato di spaccare il fronte delle sinistre, senza riuscire a coinvolgere la maggior parte dei bolognesi, che evidentemente non ha raccolto la sfida ad un sistema che ha sempre dato buoni risultati- continua la nota- Da oggi mi auguro si possa tornare ad affrontare il tema delle scuole pubbliche paritarie con maggiore serenità, in modo laico, non ideologizzato e documentato“.
Sulla stessa linea, Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario dei deputati Pdl, che scrive in una nota: “Il referendum sui fondi comunali per le scuole paritarie dell`infanzia di Bologna è stato un disastro sotto tutti i punti di vista: l`affluenza è stata appena del 28 per cento e dunque la consultazione non è più di tanto rilevante e indicativa, e, anzi, auspichiamo se ne tenga conto: sulla questione si è spaccata la sinistra. Vince, insomma, per modo di dire, il fronte del no ai fondi alle paritarie“.”D`altra parte – aggiunge – se la sinistra è arrivata a dividersi sulla delicata materia che riguarda il diritto allo studio dei nostri bambini, è perché il referendum è nato come una forzatura di una minoranza politica estremista, statalista, priva di cultura che da sempre vede come fumo negli occhi il privato che funziona, spesso anche meglio del pubblico, e che, per quanto ci riguarda, nel caso specifico delle scuole paritarie dell`infanzia, va difeso ad ogni costo“.
Più preoccupato il commento del presidente di AGeSC (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) Roberto Gontero, secondo cui “il risultato del referendum tende a negare la libertà di educazione e la sussidiarietà, principi sanciti dalla Costituzione, e rappresenta una sconfitta delle famiglie e dei bambini bolognesi”.
Per Gontero, il risultato della consultazione bolognese è “un rischioso precedente per tutto il Paese, visto che i referendari hanno espresso l’intenzione di riprodurre l’iniziativa in altre città” e “si rende necessaria una riflessione sia tra i cattolici che tra i referendari”.
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