
A conferma dell’esito variamente interpretabile del referendum consultivo bolognese sulla gestione dei fondi alle scuole dell’infanzia, accanto all’esultanza da parte del fronte della ‘A’, si assiste anche a una generale soddisfazione del fronte del ‘B’.
Giuliano Cazzola, di Scelta civica, commenta: “Non partecipando in grande maggioranza al voto, i bolognesi hanno preso le distanze da un referendum insensato e caratterizzato da quesiti disonesti. Si è svolto quindi un confronto tra minoranze attive. Con i tempi che corrono è normale che abbiano vinto gli “sfascisti”, gli stessi che hanno trovato, in un laicismo talebano, prevaricatore e settario, il surrogato delle loro ideologie malate“. In questo caso, la sconfessione del risultato elettorale è dichiarata: “In ogni caso un Consiglio comunale eletto dalla grande maggioranza degli aventi diritto è più legittimato a prendere decisioni che non gli 85mila partecipanti al voto in un referendum consultivo“.
Più cauta l’opinione di Alessandro Alberani, della Cisl di Bologna, che però reputa che “solo il 15% dei bolognesi crede che il sistema integrato debba essere messo in discussione. Credo che questo dato pesi sulle scelte che il sindaco farà“. Per il presidente Fism, Rossano Rossi, “Non si può andare indietro rispetto una legge che esiste”, cioè la legge Berlinguer che prevede il sistema misto. “Il dialogo deve partire di lì. Chi non è d’accordo metta in discussione la legge e non cerchi scorciatoie“.
Diverge dai commenti precedenti il politologo Carlo Galli, che in campagna elettorale è stato sostenitore del sistema integrato pubblico-privato: “Per il Pd non è una bella giornata. Non c’è dubbio che a stretto rigore abbia vinto la A e non ci si debba nascondere dietro la scarsa affluenza. Il risultato non va sottovalutato“, sostiene Galli. “Considerato il vasto schieramento che si mosso a favore della B, “doveva esserci una vittoria schiacciante, invece si registra la difficoltà della politica a farsi capire e a rendersi utile. Hanno giocato di rimessa allontanando i cittadini, che sono stanchi e immotivati“.
“Il sindaco – suggerisce Galli – deve parlare con tutti, mostrando che il sistema delle convenzioni ha in sé elementi di necessità contingente, ma anche di democrazia. Il referendum, strumento di cui l’amministrazione si è dotata, deve essere considerato non un’occasione di disturbo all’azione amministrativa, ma di crescita della città“.
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