Tuttoscuola: Non solo statale

Referendum di Bologna, le reazioni in Comune

Comunque li si valutino, se privilegiando il dato relativo all’affluenza (basso) o quello relativo ai risultati, in cui ha vinto la scelta di non destinare i fondi comunali alle scuole private dell’infanzia, la consultazione di ieri a Bologna è un fatto di politica scolastica importantissimo, sul quale è utile, dopo aver dato conto di tutte le indicazioni di voto, esaminare le reazioni.

Le più rilevanti nell’immediato sono senza quella del sindaco di Bologna Virginio Merola e quelle interne all’amministrazione comunale bolognese.

In particolare, il sindaco del capoluogo regionale, che in campagna elettorale di era espresso dichiaratamente per il mantenimento dell’attuale sistema scolastico integrato, oggi ha detto in consiglio comunale: “Terremo conto del voto ma Bologna non deve rinunciare al sistema delle convenzioni” con le scuole materne private, anche se “non possiamo ignorare la richiesta di scuola pubblica” proveniente da chi ha votato al referendum cittadino.

Per il sindaco quel sistema “può essere migliorato” ad esempio con maggiori controlli “ma non abolito. Mi auguro una battaglia comune coi referendari per ottenere più sezioni statali“. Nel referendum “nessuno ha vinto o perso in modo definitivo“, sottolinea Merola. “Dire che A ha vinto e che B ha perso sarebbe giusto e incontrovertibile solo nel caso di un referendum decisionale e non consultivo come questo. Lavorerò – ha detto il sindaco – perché nessuno venga messo da parte e per tenere conto di chi ha votato A. La maggioranza a Palazzo d’Accursio non è a rischio, il rischio è non analizzare bene il risultato”.

La parte della maggioranza che tuttavia sosteneva le ragioni dei finanziamenti alle sole scuole pubbliche, Sel, chiede tuttavia  il rispetto dell’esito della consultazione. In particolare, Cathy La Torre di  Sel, dichiara: “Non ci sono piu deleghe in bianco a questa amministrazione“.

Per Mirco Pieralisi di Sel “sarebbe gravissimo e per noi inaccettabile che il sindaco e l’amministrazione della città non guardassero al significato profondo di questo consulto chiesto ai cittadini. Attendiamo innanzitutto parole rispettose nei confronti dei cittadini e del loro voto e in secondo luogo, con i tempi certi e rapidi previsti dallo statuto del Consiglio comunale, l’apertura di un confronto reale per definire le tappe e i contenuti di una diversa politica scolastica“.

Per il collettivo di scrittori Wu Ming “è un bel successo considerando che avevamo contro forse la più vasta alleanza di forze che si sia mai vista, che ha fatto campagna non per l’astensione ma per andare a votare B. Stando alle regole adesso il Comune ha tre mesi di tempo per decidere il da farsi. I referendari dovranno incalzare il Comune. Il referendum è stato fatto per riaprire una partita, che oggi non è finita ma comincia“. “Nei referendum alla fine contano i numeri e i cittadini che soffrono la crisi e sono determinati a fermare il saccheggio delle risorse pubbliche, sono di gran lunga più numerosi dei poteri economici e politici che hanno dato vita al grande inciucio“, commenta l’Unione sindacati di base. “Non mi dimenticherò che il sindaco aveva detto che da questo referendum sarebbe ripartito il Pd, si vede che era convinto di stravincere“. Invece, le cose sono andate diversamente e ora se Virginio Merola e il Pd decideranno di ignorare il risultato delle urne di ieri e tirare dritto finiranno per andare “a sbattere o per trovare un dirupo“, avverte Massimo Bugani (M5S).

Da oggi in poi il nostro obiettivo è esigere il rispetto dell’esito del referendum, cioè l’abolizione dei finanziamenti alle scuole paritarie private“, ha ribadito Maurizio Cecconi (comitato Articolo 33) nella conferenza stampa post-scrutinio.

Il segretario regionale della Fiom, Bruno Papignani, alla luce del risultato non chiede le dimissioni del sindaco, ma fa pesare le decine di migliaia di elettori che hanno votato per la scuola pubblica. Perché “se gli mancano 50mila voti non diventa sindaco”.

Teoricamente, però la maggioranza che sostiene il sindaco potrebbe anche cambiare, alla stregua di quanto sta accadendo a livello nazionale, se il leghista Manes Bernardini lancia questa sponda: “Se Merola ha problemi di maggioranza noi ci siamo, siamo quattro contro quattro“.

In ogni caso, ricorda la presidente del consiglio comunale Simona Lembi (Pd), ci sono tre mesi di tempo per decidere, grosso modo quelli tra oggi e l’avvio del prossimo anno scolastico: “Lo statuto comunale dà tre mesi di tempo per decidere se cambiare la convenzione o meno. Il 18 giugno si terrà un’istruttoria pubblica sulla scuola 0-6 anni“.

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