Tuttoscuola: Non solo statale

Referendum bolognese in punta di Costituzione

Sul referendum che il 26 maggio chiamerà alle urne i cittadini bolognesi per pronunciarsi sul contributo finanziario che il Comune assicura ormai da vent’anni alle scuole dell’infanzia paritarie locali viene chiamata in causa la Costituzione.

Lo hanno fatto per primi i componenti del comitato promotore che si sono raccolti sotto la denominazione di ‘Comitato articolo 33’. L‘art. 33 della Costituzione prevede che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Quel ‘senza oneri per lo Stato’ che per mezzo secolo aveva tenuto divisi laici e cattolici, prima che la legge 62/2000 riconoscesse pari dignità alle scuole private all’interno del nuovo sistema pubblico integrato, ritorna prepotentemente nella convinzione del comitato promotore.

A dir la verità l’art. 33 si riferisce all’istituzione di scuole private, non alla loro gestione/funzionamento. E le scuole dell’infanzia private erano già costituite prima di qualsiasi intervento statale o comunale. Ma tant’è: per il Comitato promotore del referendum le scuole private devono funzionare senza oneri dello Stato (Comuni compresi).

Sul fronte opposto la Costituzione viene chiamata in causa, invocando l’art. 118.

Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

Dice l’economista Stefano Zamagni: “la Costituzione non dice che devono tollerare o riconoscere, ma ‘favorire’. E ‘favorire’ ha un significato molto preciso per chi se ne intende di questioni economiche”.

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