Tuttoscuola: Non solo statale

Referendum Bologna: Rodotà sì, Zanon no

Appoggio un’iniziativa non aggressiva nei confronti dei privati e rispettosa dei diritti e degli obblighi della Repubblica”. Stefano Rodotà, il giurista in lizza per la nomina a presidente della Repubblica, ex garante per la Privacy, così ha motivato la sua adesione all’appello del comitato Articolo 33, promotore della consultazione che si terrà domenica 26 maggio sul finanziamento disposto dal Comune a favore di 27 scuole dell’infanzia paritarie.

Le scuole private si possono liberamente istituire senza oneri per lo Stato, è un principio della Costituzione”, spiega Rodotà. E “sempre la Costituzione prevede che sia la Repubblica a istituire le scuole statali, di ogni ordine e grado. E quando ci sono difficoltà economiche, bisogna prima di tutto garantire le risorse per le scuole statali”.

Di parere opposto un altro autorevole giurista, Nicolò Zanon, costituzionalista e membro del Csm, che in una intervista pubblicata oggi da ilsussidiario.net parla di un “caso di antipluralismo nell’educazione che trovo clamoroso” e denuncia il “clima folle che si è creato intorno ad alcuni totem, uno dei quali è proprio l’articolo 33”. Zanon ritiene che “a Bologna non si tratti di istituire scuole, ma di far funzionare quelle che già ci sono”. Quindi a suo giudizio la clausola “senza oneri per lo Stato” citata da Rodotà non può essere invocata. “Nel caso concreto non solo non ci sono oneri per lo Stato; l’amministrazione comunale, a fronte di un contributo di un milione, ci guadagna molto di più, riuscendo a soddisfare una domanda di servizi alla quale diversamente non riuscirebbe a rispondere”.

Quella di Rodotà e dei fautori del referendum è insomma a suo giudizio una “lettura forsennatamente giacobina della nostra Costituzione”. La polemica non sembra destinata a placarsi, e divide soprattutto il Pd, ormai non più soltanto a livello locale.

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