Reclutamento: immissioni in ruolo e supplenze, arrivano i dati. Sono oltre 51mila i posti non attribuiti. Le tabelle

Ammontano a un totale di 51.151 i posti non attribuiti dopo le assunzioni 2022/23 secondo quanto si apprende dai dati sulle immissioni in ruolo e delle supplenze dell’anno scolastico 2022/23 forniti alla Flc Cgil dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. I primi dati sono relativi ai contratti di supplenza annuali (31 agosto) e sino al termine delle attività didattiche (30 giugno) che sono stati attivati quest’anno alla data del 5 novembre 2022. Ciò salta subito all’occhio, dagli esiti delle immissioni in ruolo, è che a fronte di un contingente di 94.130 posti ne sono stati assegnati, dalle diverse procedure, 42.979.

Una parte dei posti vacanti e disponibili sono stati accantonati dagli Uffici Scolastici Regionali per portare avanti sino a dicembre le assunzioni dal concorso “straordinario bis” (art. 5, c. 3 quinquies, decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228), tanto che dall’informativa del Ministero possiamo riscontrare come i contratti al 31 agosto si avvicinino, anche se non coincidano esattamente, col numero effettivo di posti vacanti. Probabilmente proprio per effetto degli accantonamenti.

Uno dei dati più rilevanti riguarda invece i posti al 30 giugno, 27.441 su posto comune o classe di concorso (più alcuni spezzoni orari) e 83.306 su posto di sostegno (più vari spezzoni).

La crescita dei contratti al 30/6 è connessa al progressivo aumento dei posti in deroga su sostegno, che quest’anno hanno già raggiunto 92.875 unità a fronte di un organico di diritto di sostegno di 117.170 posti.

I posti in deroga, ovvero quelli attivati con contratti di supplenza al 30 giugno in forza di sentenze tese ad aumentare le cattedre di sostegno per tutelare il diritto allo studio degli studenti con disabilità, hanno quasi “doppiato” l’organico di diritto. La Flc Cgil sottolinea come si tratti di un dato estremamente preoccupante, che dimostra come la realtà della scuola sia oggi ingabbiata nei parametri di contenimento della spesa pubblica, tutti tesi a ridurre i costi dell’istruzione, invece che a inquadrarla come diritto costituzionale che lo Stato ha il compito di tutelare.

Sul fronte delle supplenze l’abuso dei contratti a termine rimane elemento distintivo del nostro sistema. È quindi ancora tanta la strada da percorrere per arrivare a un assorbimento del precariato storico, quello che eccede le fisiologiche sostituzioni del personale assente.

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