
Divari educativi: partire dalle scuole per ridurli. Presentato il rapporto FGA-ROCCA

Si è svolto lo scorso 29 maggio, presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, il convegno “Divari scolastici in Italia – Un’indagine sulle differenze di apprendimento nei territori e tra le scuole”, che si è aperto con il saluti della vicepresidente della Camera, Anna Ascani, e si è concluso, dopo la presentazione del Rapporto curato congiuntamente dalla Fondazione Giovanni Agnelli e dalla Fondazione Rocca, con l’intervento in videoconferenza del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
L’incontro, coordinato da Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola, ha messo in luce la molteplice natura dei divari di apprendimento, che non si manifestano solo a livello “territoriale”, fra Nord e Sud, ma sono dovuti in misura importante anche a differenze “fra le scuole” e “dentro le scuole”. E a questi livelli devono trovare spiegazione e – per quanto possibile – rimedio.
L’indagine, alla quale ha contribuito anche un gruppo di ricerca dell’Università Sapienza di Roma, si è concentrata, con analisi quantitative e qualitative, sui divari di apprendimento nella scuola secondaria di II grado, in particolare, nella classe seconda (cioè, dopo dieci anni di scuola), partendo dai dati Invalsi 2022-23, integrati con dati e informazioni di fonte da Ocse-Pisa 2022 sulle competenze dei quindicenni.
Sono state visitate e studiate cinque scuole ‘eccellenti’ (tre professionali, un tecnico e un liceo), cioè, con esiti nettamente superiori a quello che ci si aspetterebbe in base al loro contesto territoriale, considerando indirizzo di studio, status socioeconomico e culturale e media provinciale degli apprendimenti. Durante le visite alle scuole – situate in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia (due scuole) – sono state condotte interviste e analisi di documenti rilevanti ai fini delle politiche della scuola per ricavare esempi di strategie dinamiche e innovative in relazione a (1) modello organizzativo e leadership; (2) gestione delle risorse; (3) gestione della didattica e dei curricoli; (4) offerta extracurricolare. Dall’analisi qualitativa emergono vari ingredienti che caratterizzano questi casi di successo fuori dalla media, ma il più incisivo risulta essere quello del modello organizzativo che queste scuole si sono date si dà sulla base dei loro, sia pur ridotti, spazi di autonomia.
Le sue caratteristiche principali sono:
– la cooperazione fra dirigenti e docenti, orientata al contrasto dei divari di apprendimento, alla creazione di un clima scolastico positivo, a una gestione unitaria degli istituti con più indirizzi, a un’efficace comunicazione con le famiglie;
– una gestione dinamica e proattiva delle risorse finanziarie e materiali, capace di orientare i progetti finanziati dall’esterno (Ministero, PNRR, ecc.) in base ai fabbisogni della scuola – individuati attraverso un’attenzione costante e condivisa da dirigente, corpo docente, personale amministrativo, coinvolgendo studenti, famiglie, reti territoriali – e integrarli con attività ‘aggiuntive’ proposte dalla scuola;
– la gestione collegiale della didattica e dei curricoli per favorire una più efficace declinazione degli obiettivi dell’indirizzo di studio in contenuti e priorità di apprendimento coerenti con i bisogni della scuola, attraverso modelli didattici comuni progettati dai docenti, che diano centralità alle competenze di base e alla personalizzazione degli apprendimenti;
– le attività extracurricolari, varie e gestite in rete con gli enti locali, con le imprese e il mercato del lavoro locale e con il terzo settore, attività orientate al rafforzamento delle competenze di base e al supporto degli studenti più svantaggiati.
In definitiva, dall’indagine viene un invito a puntare sullo sviluppo di un’autonomia ‘accompagnata’ che – oltre a venire rafforzata da un riconosciuto, anche sul piano degli incentivi, middle management della scuola a supporto della dirigenza – proceda in modo differenziato e non generalizzato, che rischierebbe, invece, di ampliare i divari. Le scuole da anni impegnate in un processo di innovazione complessivo della didattica, degli ambienti di apprendimento, della governance, con una maggiore autonomia sarebbero in grado, se sostenute e monitorate, di aprire percorsi verso un nuovo modello scolastico a vantaggio dell’intero sistema.
Sulle interessanti comunicazioni che si sono succedute, e sull’intervento in video del ministro Valditara torniamo successivamente.
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