Sciopero della DaD in 60 città italiane: è il modo giusto di esprimere la protesta?

È tanto strano quanto imprevedibile il crocevia di proposte di contestuale astensione nella scuola in programma per l’intera giornata di oggi, venerdì 26 marzo: sciopero del personale scolastico indetto dai Cobas e sciopero della DAD proposto dal comitato “Priorità alla scuola” ai genitori degli alunni. Stamane in 60 città si svolgeranno le mobilitazioni per lo sciopero nazionale della scuola, con lo sciopero dalla Didattica a Distanza da parte di studenti e docenti, per chiedere la riapertura in presenza, in sicurezza e in continuità di tutti gli istituti scolastici, dal nido all’università. La mobilitazione è stata indetta da Priorità alla Scuola in concomitanza con lo sciopero proclamato dai Cobas, a cui ha già dato la sua adesione il Coordinamento Nazionale Precari Scuola.

Le mobilitazioni nelle principali città sono previste a Roma, alle ore 10, a Montecitorio; a Milano, alle ore 17.30, a piazza XXIV Maggio; a Napoli, alle ore 10, a piazza Dante; a Firenze, alle ore 9.30, a piazza Santissima Annunziata.

Quello del personale scolastico rientra nella tradizione sindacale, ma quello dei genitori per gli alunni è una serrata al rovescio che non ha precedenti, se non in lontane manifestazioni di diversi decenni fa, quando le mamme erano scese in corteo per protestare con in propri figli che stringevano nelle mani palloncini colorati.

Il comitato promotore propone di tenere spenti nelle case gli schermi dei pc e dei tablet per un giorno. Niente DAD, niente lezione: un giorno di vacanza inaspettato, voluto da mamma e papà che coinvolgono i figli per rendere eclatante la loro protesta per ottenere il ritorno in presenza a scuola.

Si presenta come una giornata di protesta, ma anziché essere un momento di riflessione per sostenere il ritorno in presenza a scuola sostenuto – con ragioni comprensibili e comunque legittime – da diverse parti, il comitato propone di fatto un giorno di evasione dall’obbligo scolastico.

Saranno meravigliati soprattutto le maestre e i prof che cercano di trovare ogni giorno nuovi modi per coinvolgere e motivare i loro alunni e che, dopo avere trovato anche per quel giorno nuovi contenuti e proposte interessanti per una DAD efficace e non noiosa (impegno non certamente facile), troveranno monitor spenti, mentre gli alunni saranno forse occupati a giocare con la play station, o magari ai giardinetti con gli amici.

Quando i docenti potranno rivedere sui monitor i visi dei loro alunni, alla domanda “Perché?”, si sentiranno forse rispondere: “La mamma mi ha detto che la mia casa non è una scuola”. Anzi no, i docenti leggeranno la giustificazione firmata dai genitori, visto che gli organizzatori hanno anche predisposto un apposito modulo per comunicare alle scuole che il proprio figlio “parteciperà allo sciopero della Dad”.

Senza entrare in questioni sanitarie ed epidemiologiche che appartengono alle autorità competenti, certamente la DAD è meno efficace della lezione in presenza e con i compagni di classe: gli studenti subiscono una perdita negli apprendimenti (anche se ad oggi in Italia nessuno ha potuto misurarla) e nella socializzazione. Ma dire ai figli di saltare scuola e far perdere un giorno in più di lezioni è il modo giusto di esprimere la protesta? Nella situazione nella quale ci troviamo nessuno ha la verità in tasca, però…