Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Quelle macchie inquietanti di Nicola D’Amico

Le macchie di Rorschach (che sono un noto test reattivo mentale, usato in neuropsichiatria) sono al centro di un originale lavoro di Nicola D’Amico, che si colloca a metà strada tra il romanzo a sfondo psicologico, il giallo e una forma narrativa che tende, nella parte finale dell’opera, al realismo magico (“Chi ha cancellato le macchie di Rorschach?“, Mursia editore).
Conoscendo la vita professionale di Nicola D’Amico, siciliano, già dirigente del Ministero della pubblica istruzione a Milano e poi brillante giornalista “scolastico” (ma non solo: è stato direttore del “Tempo” di Roma), ci si poteva aspettare un lavoro da ricondurre all’ormai consistente filone della saggistica a sfondo educativo, magari appena un po’ romanzata, ma sempre “scuolacentrica” e densa di spesso noiose notazioni sociologiche.
E invece, pur non mancando personaggi e ambienti appartenenti al mondo della scuola, siamo di fronte a un vero romanzo, capace di coinvolgere e sorprendere il lettore, caratterizzato da una prosa fluida, talvolta lussureggiante, a tratti non priva di qualche compiacimento.
Alcuni personaggi, come quello del siculo-varesino preside Forges, o quello del mafioso disabile al confino Sasà Russo, o quello dell’aspirante giornalista Gianmaria Brocca, o infine quello dell’ambiguo, un po’ misterioso adolescente Michelino, figura centrale del romanzo, si staccano nitidamente sullo sfondo di una storia che va ben oltre l’ambiente scolastico, e dà luogo a una avvincente serie di episodi, ambientati in tempi e luoghi diversi.
In questo contesto, spiccano vicende e personaggi minori. Di notevole spessore, e di taglio letterario alto, con accenti gaddiani, è per esempio l’autopresentazione in dialetto romanesco di un barbone che vive nei pressi della stazione Tiburtina di Roma, mentre il dialogo teologico sulla natura angelica di Michelino tra il parroco tradizionalista del paese, il colto preside Forges e lo scettico prof. Favazza, raggiunge vette di autentica, divertita ilarità.
Come in un giallo, c’è anche un finale a sorpresa, che non riveliamo perché vogliamo lasciare la lettore il piacere di scoprirlo sa sé.

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