Quei dottori di ricerca plurispecializzati, assunti con concorso ad hoc appena un anno fa, e ora ‘in fuga’ dal MIM

La Repubblica, in un articolo pubblicato lo scorso 1° agosto a firma di Salvo Intravaia, ricorda la procedura eccezionale voluta dal Governo Draghi, un unicum nel panorama dei concorsi pubblici, che ha consentito il reclutamento di 50 dottori di ricerca, quale contingente di alta professionalità, per potenziare gli uffici centrali e periferici del Ministero dell’istruzione e mette in luce una vicenda assai importante e ancora in atto che riguarda non solo il Ministero ma l’intero Paese, la cosiddetta fuga dei cervelli.

Il concorso pubblico per alte professionalità del MIM ha richiesto ai partecipanti il possesso del titolo di dottore di ricerca nonché di ulteriori titoli accademici, di carriera e di servizio (master, scuole di specializzazione, abilitazioni ed esperienze lavorative pregresse). “Requisiti eccezionali per la pubblica amministrazione” – afferma Intravaia – considerato che per l’accesso all’Area dei funzionari è prevista la sola laurea triennale e che per l’accesso alla dirigenza, in genere, basta la laurea magistrale.

La collocazione dei 50 dottori di ricerca, a causa di una incongruenza normativa, è rimasta nell’Area dei funzionari, anziché nella conforme Area delle elevate professionalità, delineata, peraltro, dalla contrattazione collettiva a maggio del 2022, tre mesi prima l’assunzione in servizio del contingente di alta professionalità (agosto 2022).

La bocciatura di un emendamento, a firma dell’On. Tassinari (Forza Italia), in sede di conversione del Decreto Pa bis, volto a risolvere l’incongruenza normativa e a realizzare il conforme inquadramento del contingente di alta professionalità, già reclutato, nell’Area delle elevate professionalità, rischia ora di far fuggire i restanti talenti assunti dal Ministero dell’istruzione appena un anno fa, che sono in grado di avviare concretamente il processo di modernizzazione della pubblica amministrazione.

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