Tuttoscuola: Non solo statale

Quanto costerebbe allo Stato la chiusura delle scuole dell’infanzia cattoliche

Nell’ipotesi estrema che le 4.310 scuole paritarie dell’infanzia cattoliche (o, in modo più appropriato, il cui gestore è un ente religioso) dovessero chiudere a causa della nuova tassa comunale sugli immobili (IMU), toccherebbe allo Stato assicurare sul territorio il corrispondente servizio alle famiglie.

Quanto costerebbe quel servizio? Oppure, se credete, quanto risparmia attualmente lo Stato grazie al servizio assicurato dalle scuole cattoliche dell’infanzia (senza contare che un altro 55% di scuole dell’infanzia sono non statali e svolgono di fatto una supplenza di servizio a favore dello Stato) e che, oltre alle scuole paritarie ve ne sono altre (stimate in circa 500) che paritarie non sono?

Quelle 4.310 scuole paritarie dell’infanzia cattoliche organizzano attualmente circa 12.500 sezioni (classi) che ospitano circa 284 mila bambini.

Se lo Stato dovesse subentrare a quelle scuole per assicurare, in caso di chiusura, la continuazione del servizio, dovrebbe aprire altrettante classi/sezioni (senza considerare che i Comuni dovrebbero mettere a disposizione nuovi locali o affittare quelli esistenti).

A 60 mila euro all’anno per sezione (due docenti statali e una quota di personale Ata), la spesa per lo Stato sarebbe di circa 750 milioni all’anno.

Se si considera che mediamente per ogni bambino frequentante una scuola paritaria dell’infanzia lo Stato versa un contributo pari a circa 584 euro all’anno, il costo statale per le 4.310 scuole dell’infanzia cattoliche si può stimare in circa 166.500.000 euro.

Il risparmio dello Stato (senza considerare gli altri oneri a carico dei Comuni) è di 583 milioni all’anno. E parliamo soltanto delle scuole dell’infanzia cattoliche, senza computare le scuole primarie e le secondarie di I e di II grado.

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