Prova di latino al classico. Dal dopoguerra 18 volte Cicerone

Da quando alla fine degli anni ‘90 è entrata in vigore la riforma Berlinguer degli esami di Stato (ex-maturità), la prova di latino al liceo classico c’è già stata cinque volte, con Seneca presente un paio di volte, mentre per una volta sola la traduzione ha riguardato testi di Cicerone, Tacito e Vitruvio, come si evidenza nella sintesi che segue:

2000 Vitruvio – “La formazione dell’architetto”: “De Architectura”, libro primo

2002 Cicerone – “Laelius de amicizia” (paragrafi 65 e 66)

2003 Seneca – “Naturales Quaestiones” libro VII parte 25

2005 Tacito – “Annales” 6,

2007 Seneca – “De beneficiis”.

Se si guarda, però, a tutte le prove di latino per il liceo classico, presentate per complessive 48 volte all’esame di maturità dal dopoguerra in poi, è Cicerone a spopolare su tutti, essendo stato utilizzato ben 18 volte.

Dopo di lui, Seneca ha fatto bene con 14 traduzioni.

A grande distanza tutti gli altri con Tacito che guida il gruppo degli inseguitori con 3 sole comparse nelle prove, seguito ex-aequo con due sole prove da Velleio Patercolo, Quintiliano, Petronio e Plinio il Giovane.

Hanno invece fatto una sola comparsa: Vitruvio, Microbio, Gallio, Claudio Mamertino e Apuleio.

In base alla statistica, visto che Cicerone e Seneca hanno fatto la comparsa alla maturità complessivamente 32 volte su 48 (esattamente due volte su tre), dovrebbe spettare a loro la prova 2009, anzi a Cicerone, visto che Seneca c’è stato ultimamente nel 2007.