Prima prova esame di Stato 2017: echi delle ‘due culture’ in un contesto di enfasi sul contemporaneo

Il tema storico non è mai stato tra i preferiti dagli studenti impegnati nella prova di italiano dell’esame di maturità, ma questa volta si è attestato su valori minimi di gradimento: meno di un candidato su 50 lo ha scelto (1,9%), mentre anche la traccia di ambito storico-politico su ‘Disastri e ricostruzione’ è stata scelta da un modesto 5,2%.

Invece la traccia di ambito socio-economico sul rapporto tra ‘Nuove tecnologie e lavoro’ è risultata la più gradita (38,9%), seguita dal tema generale sul progresso (17,3). Se a queste due scelte colleghiamo quella di chi si è orientato verso l’ambito tecnico-scientifico (‘Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro’ (10,2%) constatiamo che nella scelta tra analisi critica sul passato (un passato in verità, nel caso del tema sul ‘miracolo economico’, fin troppo recente) e riflessione sul presente e sull’immediato futuro gli studenti hanno scelto in gran parte (oltre due terzi) la dimensione della contemporaneità: da notare che la sola traccia di ambito socio-economico è stata svolta dal 50,2% dei candidati negli Istituti tecnici e dal 50,9% nei professionali, mentre si è fermata al 28% tra i liceali.  

Da notare, per converso, che il 14% dei candidati che ha scelto l’ambito artistico-letterario con la traccia ‘La natura tra minaccia e idillio nell’arte e nella letteratura’, e il 12,4% che si è orientato verso l’analisi del testo di Giorgio Caproni, si concentra tra i liceali, facendo affiorare ancora una volta un certo maggior interesse dei tecnico-professionali a (pre)occuparsi del rapporto tra istruzione e lavoro e la maggiore propensione dei liceali all’analisi di genere letterario, artistico e psicologico.

Un’eco della storica divaricazione tra le ‘due culture’, quella ‘disinteressata’ propria della formazione liceale centrata sul ‘sapere’, e quella orientata al ‘fare’ tipica della formazione tecnico-professionale? Un quesito sul quale riflettere perché in caso di risposta positiva si dovrebbe prendere atto della persistenza, da ‘lunga durata’, di due logiche e filosofie diverse, che tuttora ispirano l’area liceale e quella tecnico-professionale, e del fallimento dei progetti di unificazione dell’asse culturale dell’istruzione secondaria superiore, dall’area comune del progetto Brocca al riordino dei cicli di Berlinguer.

È forse presto per dirlo, ma la stessa operazione ‘Alternanza scuola-lavoro’, estesa obbligatoriamente a tutta l’istruzione secondaria superiore, non ha per ora prodotto un significativo spostamento degli interessi degli studenti, almeno di quelli liceali, verso la dimensione della tecnica e del fare. Potrebbe non essere un fatto negativo, a condizione di disegnare una prospettiva nella quale l’obiettivo di superare la divaricazione delle due culture fosse riformulato nel senso di accettare le diversità valorizzandole, puntando cioè sul libero sviluppo degli interessi e delle attitudini individuali degli studenti a prescindere dal tipo di percorso seguito. Se domani un testo come quello di Caproni avesse successo tra gli studenti dei professionali, e altrettanto avvenisse tra i liceali per una tematica come quella su Nuove tecnologie e lavoro, potremmo dire di aver davvero fatto un passo avanti verso il superamento della divaricazione tra le ‘due culture’. E meglio ancora, naturalmente, se crescesse la percentuale degli studenti che sceglie una tematica di tipo storico.