Precariato scolastico pesante al nord e leggero al sud

Sono i territori a segnare squilibri di precariato, tanto è vero che nelle regioni del nord est esso supera mediamente, tra tutti gli ordini di scuola considerati, il 18%, mentre al sud è di poco superiore all’11%.
La ragione di questo squilibrio, confermato ormai da diversi anni, è conseguenza della variazione di popolazione scolastica non sostenuta con immediatezza dalla variazione di organico.
All’aumento di studenti al nord non corrisponde subito un proporzionale incremento di posti di organico, costringendo, nella situazione di fatto, a fronteggiare l’emergenza con posti provvisori – comunque attivati – coperti da docenti con contratto a tempo determinato.
Al sud, dove è in atto da anni un calo di popolazione scolastica (e di classi), non avviene prontamente la riduzione di posti, consentendo di fronteggiare meglio le situazioni di fatto che si verificano, senza dover ricorrere, più di tanto, a docenti con contratto a tempo determinato.
Nelle scuole dell’infanzia statali del sud si registra l’8,7% di docente precario, mentre nel nord est supera il 17%.
Sempre al sud, nelle scuole primarie, soltanto il 7% del personale in servizio è a tempo determinato, mentre nelle scuole del nord il tasso di precariato è del 15-16%.
Il divario territoriale ovviamente non salva nemmeno l’ex-scuola media che nei territori dell’Italia settentrionale fa segnare un 17,50% di docenti con contratto a tempo determinato, mentre nei territori meridionali raggiunge appena il 13%.
Risulta invece meno squilibrata la situazione degli istituti di istruzione secondaria di II grado che al nord sfiorano il 19% di professori precari in cattedra, mentre al sud si attestano sul 15%.