Precari storici e precari sissini: segnali di distensione?

Alla manifestazione dei precari “storici” del 26 agosto 2003, davanti al Parlamento (cronache dettagliate in http://www.precari.org/), sostenuta dai sindacati confederali e dallo Snals, è intervenuta anche una piccola rappresentanza dei “sissini”.

Per solidarietà, o per altre ragioni, di tipo più politico, come la ricerca di un fronte comune antigovernativo?

Oppure infine, più semplicemente, perché convinti di vivere la stessa condizione di precarietà, che richiede una soluzione valida per tutti?


Nel primo caso si sarebbe in presenza di un primo timido segnale di pace. Per la precisione, si tratterebbe in sostanza di una apertura, da parte dei sissini, alle ragioni che hanno indotto i precari storici ad organizzare la clamorosa manifestazione in piazza Montecitorio, la disponibilità verso una soluzione intermedia. Ma non sembra essere questo l’orientamento della maggior parte dei sissini, che rivendicano la loro maggiore professionalità, come mostrano in molte lettere inviate ai giornali.


Nella seconda ipotesi la spinta all’aggregazione di tutti i “precari” sarebbe data dal carattere politico della protesta. A prescindere da qualunque tipo di aggiustamento o mediazione, il comune “nemico” sarebbe comunque il Governo, con la sua politica di contenimento degli organici e delle assunzioni.

 

In realtà il testo del ddl al quale sta lavorando il Governo si dovrebbe porre l’obiettivo di creare le condizioni di garanzia dei diritti consolidati dei docenti precari (storici e sissini), ma anche di attivare strumenti che per il futuro possano contrastare i meccanismi di formazione del precariato, che – inutile nasconderlo – rappresenta un elemento di freno ai processi di innovazione del sistema scolastico.

Un compito certamente difficile, che richiederebbe il coinvolgimento di tutte le forze politiche.