Precari ora e sempre

Il disegno di legge che si sforza di porre fine alla “guerra tra poveri”, che ha visto contrapporsi i precari “storici” ai diplomati delle SSIS, potrebbe finire in qualche modo, al di là delle intenzioni, per eternizzare la figura del “precario”.
A prescindere dal titolo posseduto per l’accesso alle graduatorie permanenti, gli abilitati tramite concorso o corsi abilitanti e quelli provenienti dalle SSIS sono accomunati dal fatto di restare in attesa di un posto stabile, e solo una piccola parte di loro, Tremonti permettendo, potrà arrivare alla nomina in ruolo. Gli altri resteranno nelle graduatorie, che nel frattempo continueranno ad essere alimentate da nuovi aspiranti all’insegnamento, provenienti dalle SSIS, fino a quando entrerà in funzione il nuovo sistema di formazione iniziale prefigurato dall’art. 5 della legge n. 53 (riforma Moratti). E non è detto che anche i futuri laureati con la laurea specialistica (abilitante) e tirocinio non finiscano per aggiungersi alle graduatorie.
Si è calcolato che per alcune classi di concorso l’esaurimento delle attuali graduatorie potrebbe avvenire nell’arco di non meno di 10 anni (v. TuttoscuolaNEWS del 14 aprile 2003), ma è chiaro che se le stesse graduatorie continueranno ad essere alimentate da nuovi aspiranti, non potranno mai esser prosciugate. Precari per sempre, dunque? Forse è arrivato il momento di riflettere meglio sulla categoria del “precario”, che è una particolarità italiana, frutto di decenni di ritardo nelle ridefinizione del sistema di reclutamento. Anche senza arrivare alla “chiamata diretta” da parte dello scuole, come paventano alcuni e propongono altri, occorrerebbe trovare sistemi più razionali per far incontrare l’offerta e la domanda di lavoro, tenendo conto delle esigenze prioritarie degli allievi.