Tuttoscuola: Non solo statale

Polemiche in vista sul pubblico/privato/1. Un manifesto

La scorsa settimana lo SDI, reduce dall’appena concluso accordo politico ed elettorale con i radicali di Marco Pannella, ha preso l’iniziativa di far affiggere un cospicuo numero di manifesti (a Roma erano visibilissimi) su un tema certamente caro all’area laico-socialista: quello della difesa della scuola “pubblica”, e della contestuale critica di ogni cedimento a quella “privata”. Nello stesso manifesto compare anche un duro attacco alla riforma Moratti.

Il nuovo soggetto politico socialista-radicale, che potrebbe rafforzarsi con l’arrivo di un terzo partner, l’ala craxiana (nel senso di Bobo Craxi) del Nuovo PSI, sembra scegliere dunque la scuola come terreno elettivo per connotare la propria identità. E lo fa riproponendo un tema classico di una parte della sinistra, quella che affonda le sue radici nella tradizione laica, liberalsocialista e azionista della quale furono esponenti Gaetano Salvemini e Tristano Codignola.

L’impressione è che, per l’appunto, ad ispirare la presa di posizione dello SDI sulla scuola non sia tanto Blair – dal quale Enrico Boselli ha preso in prestito il triplice appello del 1997 alla priorità dell’educazione (“Education, Education, Education“), ma che ha fatto anche di recente grandi aperture al contributo dei privati – quanto piuttosto il citato filone laico-socialista, che al finanziamento della scuola privata si è sempre frontalmente opposto, trincerandosi dietro la formula costituzionale del “senza oneri per lo Stato”. Sembra infatti di capire che la scuola “pubblica” che il manifesto invita a privilegiare non sia quella definita dalla legge 62/2000, che comprende anche le scuole paritarie, ma solo quella statale.

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