PERISCOPIO – Le armi servono per la pace o per la guerra?

Si è notato che, a differenza di quanto accaduto in passato per altri eventi bellici di portata internazionale, o più recentemente per il clima, gli studenti – non solo quelli italiani – non sembrano aver colto nell’invasione russa dell’Ucraina una ragione sufficiente per protestare, sia dentro che fuori delle aule. Essi appaiono, piuttosto, preoccupati, riflessivi, forse anche un po’ spaventati dalle immagini angosciose trasmesse dai media, a partire dal 24 febbraio, ogni giorno, a tutte le ore, di rovine fumanti, esplosioni, missili e carri armati distrutti da ordigni guidati da droni.

Eppure, sono interessati e coinvolti emotivamente in quanto sta accadendo, come mostra il fatto che il 38% dei maturandi consultati pochi giorni fa da Skuola.net sui possibili temi oggetto della prossima prova di italiano della maturità abbia indicato proprio la guerra in corso in Ucraina. E un minisondaggio effettuato da Education 2.0 in margine a una selezione nazionale di studenti di scuola secondaria candidati alle Olimpiadi del Patrimonio, curato da Vittoria Gallina e Teresa Calvano, con 300 rispondenti, ha messo in evidenza che la principale richiesta che emerge tra i giovani è quella di capire meglio le ragioni di quanto sta accadendo in un Paese percepito come geograficamente vicino, europeo, “occidentale”, al cui destino l’Italia, altrettanto europea e occidentale, non può restare indifferente.

Forse il dubbio che attanaglia i nostri studenti, ma che dovrebbe essere anche il più importante oggetto di riflessione e dibattito tra i “grandi” – più di quanto stia attualmente avvenendo – è se le massicce forniture di armi all’Ucraina, nelle quali anche l’Italia è impegnata, siano finalizzate a consentire a quel Paese di rintuzzare l’aggressione russa salvaguardando la propria indipendenza e arrivando a una pace che risolva civilmente il problema delle zone russofone (come la Crimea, il Donbass e la Transnistria) con una soluzione ispirata, per esempio, al modello italiano dell’Alto Adige, oppure se le armi servano per trasformare la sacrosanta guerra difensiva dell’Ucraina in una controffensiva dell’Occidente verso la Russia, come alcuni “falchi” visibilmente auspicano. Con il rischio, denunciato con forza da Papa Francesco, dello scivolamento verso una guerra nucleare che ruberebbe ai giovani (oltre che ai dissennati adulti, che però la loro vita almeno l’hanno vissuta) l’intero loro futuro. 

 

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