Perché non abbiamo bisogno di divisioni sulla scuola, ma di vere comunità educanti

La scuola non va? Torniamo ai metodi di una volta! Questo strano modo di ragionare non viene mai usato in nessun altro ambito se non in quello educativo: nessuno si sognerebbe di dire che per curare l’ipertensione servono le sanguisughe o che la psicosi si cura con l’elettroshock. Eppure ancora c’è gente convinta che per educare i bambini potrebbe essere utile dividerli fra buoni e cattivi.

Esaminiamo, per esempio, come la stampa italiana ha riportato un annuncio, per la verità un po’ confuso, del ministro dell’istruzione francese Gabriel Attal. Per il Corriere della sera “in Francia si torna a bocciare e per Il Giornale In Francia tornano le uniformi.

Se confrontiamo gli articoli italiani con quanto riportato in proposito dal Le Figaro, le cose appaiono molto diverse. Ecco come viene riportato l’annuncio del ministro Attal: “Nella sua lettera agli insegnanti di martedì, il politico ha affermato che nel primo trimestre del 2024 pubblicherà un decreto che darà al corpo docente e non più ai genitori l’ultima parola sulla ripetizione dell’anno”. Siamo ben lontani dal titolo italiano “In Francia si torna a bocciare” ma la scusa è che Attal sta sfornando un pacchetto di norme restrittive. Allora vediamo le altre misure previste, sempre per Le Figaro: “Dal 2024 verranno istituiti gruppi di livello in francese e matematica nelle classi sesta e quinta, con numeri ridotti per i gruppi di studenti più in difficoltà”. Non classi differenziali ma corsi di recupero.

Ma se vogliamo veramente ridere leggiamo insieme cosa Le Figaro dice sulle uniformi a scuola. Per sperimentare questa grande idea, “quattro gruppi scolastici di Nizza sono stati individuati e selezionati in quartieri estremamente diversificati: si tratta delle scuole primarie di Ronchèse, Fabron, Bon Voyage 1 e 2 e Bois de Boulogne.” Quindi non per tutta la Francia, ma qualche scuola di Nizza.

Ricapitolando: 

1) Le eventuali bocciature (che sono sempre meno di quante ne vediamo in Italia) saranno forse decise dagli insegnanti e non dai genitori francesi.
2) i ragazzi di 11 e 12 anni che vanno male in matematica e francese seguiranno corsi di recupero a piccoli gruppi.
3) hanno messo un grembiulino elegante ai bambini di 4 scuole primarie di Nizza.

Qualcuno potrebbe a questo punto pensare che non esiste più il giornalismo di una volta perché ora gli articoli vengono scritti dall’intelligenza artificiale. Abbiamo allora provato a chiedere a Chat GPT: “Secondo i giornali italiani cosa ha detto il ministro dell’istruzione francese Gabriel Attal a proposito del suo piano per innalzare il livello di istruzione in Francia?”

Poi abbiamo posto la stessa domanda riferita ai giornali francesi: “According to French newspapers, what French Education Minister Gabriel Attal said about his plan to raise the level of education in France?”

ChatGPT, come previsto, risponde in modo completamente diverso nei due casi: alla prima domanda mostra una rassegna stampa piena delle esagerazioni che abbiamo smascherato pocanzi. Alla seconda domanda risponde con un’altra rassegna di articoli molto più sensati e obiettivi che potrete facilmente leggere grazie ai link di ChatGPT ed al traduttore incorporato di Google.

In conclusione: finiamola con i dibattiti su divise o grembiulini, promozioni o punizioni, voti o giudizi. Alle scuole di tutto il mondo servono piccole comunità educanti e creative, amorevoli, pedagogicamente competenti ed al passo con la tecnologia. Tutto il resto è noia.

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