Perché il decreto sul servizio di valutazione si fa attendere?/2

Vediamo in dettaglio quali osservazioni sono venute dalle commissioni di merito e cosa è invece andato alla firma del Presidente della Repubblica.
La Commissione cultura del Senato aveva proposto, in sede consultiva, che “con riferimento alla lettera b) dell’articolo 3, le prove a carattere nazionale previste per l’esame di Stato conclusivo dei cicli d’istruzione devono essere predisposte e scelte dall’INVALSI“.
Nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri su richiesta del ministro Moratti si afferma invece che “l’Invalsi predispone, nell’ambito delle prove previste per l’esame di Stato conclusivo dei cicli di istruzione, per la loro scelta da parte del Ministro, le prove a carattere nazionale“.
La scelta ha voluto ribadire che “deve essere il Ministro dell’istruzione, quale massimo rappresentante dello Stato, … a fornire personalmente le necessarie garanzie di osservanza e salvaguardia del valore nazionale degli studi e dei contenuti culturali dell’esame di Stato … A tale considerazione si aggiungono … obiettive esigenze di un particolare ed elevato livello di riservatezza … che richiede specifiche restrizioni all’accesso alle informazioni”.
Ma il parere delle commissioni parlamentari non è l’unico a non essere stato recepito nel testo governativo. Nonostante le assicurazioni formali di voler tenere aperto il dialogo con i soggetti istituzionali e non coinvolti nel processo di attuazione della delega, lo schema di decreto non tiene conto, se non in minima parte, neanche delle osservazioni e proposte formulate dalla Conferenza Unificata.
In particolare il decreto recepisce solo una delle distinte posizioni delle Regioni che hanno rappresentato differenti valutazioni sul testo proposto e sulle successive modifiche prospettate dal Governo.