Per il personale della scuola un taglio del 11% in media (con punte del 15%)

Docenti, dirigenti scolastici, personale amministrativo, bidelli vengono colpiti dalla manovra su tre fronti: blocco del contratto collettivo nazionale, congelamento degli scatti di anzianità, indennità di buonuscita. Vediamo gli effetti.

1) Il blocco del contratto collettivo nazionale, che avrebbe dovuto attivarsi da quest’anno, determinerà il congelamento della retribuzione attuale di tutto il personale (circa un milione e 100 mila dipendenti, di cui 880 mila di ruolo), con una perdita media stimabile intorno ai mille euro annui per dipendente rispetto a quanto avrebbero guadagnato tra un anno senza questo blocco.

2) Il blocco degli scatti di anzianità per il prossimo triennio interesserà circa metà del personale con contratto a tempo indeterminato (330 mila docenti e 75 mila unità di personale Ata per complessive 405 mila persone), che non avrà il passaggio di posizione stipendiale (gradone), previsto ogni 6 anni.

Il blocco per queste persone si tradurrà in perdite medie di circa duemila euro lordi annui (180 euro mensili), ma con picchi più elevati per taluni profili secondo la posizione stipendiale attualmente in godimento: il mancato aumento stipendiale sarà infatti molto pesante per chi aveva già l’anzianità utile per scattare al gradone successivo dal 2011 e più leggera a decrescere per chi l’anzianità utile la raggiungerà nei due anni successivi.

Nel caso estremo di queste figure professionali che avrebbero maturato il passaggio proprio dal 2011, il mancato aumento si confermerà per tutti e tre gli anni del triennio, raggiungendo alla fine del blocco, per qualcuno, un mancato introito complessivo di quasi 9 mila euro.

3) Il congelamento della retribuzione e degli scatti di anzianità si ripercuoterà sulla pensione e sull’indennità di buonuscita (il Tfr dei dipendenti pubblici), con un effetto negativo variabile a seconda dell’anzianità contributiva e del profilo professionale, e toccherà negli anni tutto il personale.

E ora facciamo un po’ di somme.

Anche lasciando da parte l’effetto sull’indennità di buonuscita e sulla pensione, la quota aggiuntiva di stipendio che un insegnante avrebbe guadagnato nel 2011 prima di questa manovra (e che ora viene bloccata) sarebbe stata in media di 3 mila euro annui. Considerato che la retribuzione media attuale è di 24 mila euro all’anno e che con il previsto aumento di 3 mila euro avrebbe raggiunto nel 2011 i 27 mila euro, il taglio è quindi pari all’11%.

Un prof. delle superiori con 20 anni di carriera avrà una perdita che sfiora il 15%.