Pensionamenti delle insegnanti in Europa. Tendenza all’equiparazione

Uno studio pubblicato da Eurydice fornisce un quadro complessivo della situazione pensionabile degli insegnanti in Europa.

Nella maggior parte dei Paesi europei, i criteri che stabiliscono l’età pensionabile sono gli stessi per uomini e donne. Tuttavia, esistono differenze a Malta e in diversi paesi del centro e dell’est europeo. Mentre, in molti di questi casi, le donne sono sicure di andare in pensione prima degli uomini, la tendenza è di diminuire tale differenze. Le riforme in via di approvazione nella Rep. Ceca, in Lettonia, Slovenia e Slovacchia puntano, infatti, a diminuirle o ad eliminarle del tutto.

Teoricamente, in tutti i Paesi europei esiste un limite di età oltre il quale un insegnante non può rimanere in servizio, tranne in casi particolari. Il limite di età è in generale di 65 anni, ma è 60 in Francia e Polonia (solo per le donne), 64 in Liechtenstein e 67 in Norvegia. L’età pensionabile è la stessa per qualsiasi ordine di scuola.

In Bulgaria, Rep. Ceca, Lettonia, Lituania, Slovenia e Slovacchia, l’età pensionabile corrisponde all’età minima in cui un insegnante può cessare il lavoro e assicurarsi una pensione.

Tale età è inferiore ai 65 anni. Le riforme in corso di approvazione la stabiliscono tra i 60 e i 65 anni secondo le nazioni.

In oltre la metà dei Paesi europei, gli insegnanti possono andare in pensione prima dell’età ufficiale di riferimento. In generale, l’età minima per andare in pensione è di 60 anni e si accompagna alla piena corresponsione economica  solo quando si raggiungono gli anni corrispondenti a quelli di servizio richiesti.

Tuttavia, tale numero varia ampiamente da un Paese all’altro: 15 anni sono richiesti in Liechtenstein, 25 in Turchia e 40 in Belgio, Austria e Irlanda.

In Finlandia (in riferimento a docenti assunti dopo il 1993) raggiungere l’età ufficialmente stabilita è il solo criterio per ottenere la pensione ed è impossibile farlo prima.