Pedagogia del Confine. Trasformare i confini per disegnare orizzonti e nuovi mondi

Di Fernando Battista*

Una periferia di Roma con forte disagio sociale e con un’alta percentuale di popolazione migrante. Sembrerebbe il contesto perfetto per gli “imprenditori della paura”, che soffiano sul fuoco del razzismo. Eppure, un progetto condotto dal 2015 in una scuola, l’I.T.T. “Livia Bottardi” di Roma, basato sui linguaggi della danza, della Danzamovimentoterapia e le arti, ha consentito agli studenti di incontrare persone migranti provenienti da vari centri di accoglienza e superare barriere e pregiudizi.

In seguito, 4 anni dopo, il progetto diventa una ricerca-intervento politico-pedagogica art-based, dell’“Università di RomaTre” in collaborazione con “Intersos Italia”. Questo progetto di ricerca visionario coinvolge gli studenti e le studentesse di un Istituto di Istruzione Superiore, il Liceo Scientifico “Edoardo Amaldi” di Roma situato a Tor Bella Monaca e persone migranti che hanno come riferimento la sede di zona di “Intersos Italia”. Pedagogia del Confine, nasce in queste terre di periferia. Il nome scaturisce dalla riflessione sul senso del confine come riconoscimento di quei margini epistemologici, culturali, sociali e politici, che vanno a definire il linguaggio della storia, il linguaggio del potere e della differenza. Nello stesso tempo, prefigura i processi pedagogici come l’attraversamento del confine, perché l’atto di attraversare le frontiere è un’occasione, non solo un limite (Giroux, 1992), e in questo è sovversivo perché contiene il suo opposto, spazi di racconti, di storie di vita e di morte, di narrazioni di corpi che lo hanno attraversato o che non ci sono riusciti. È un’opportunità che, se colta, aiuta gli studenti a sviluppare competenze e abilità interculturali che consentano loro di vivere insieme oltre le differenze e di rimodellare ulteriormente terre di confine, dove le diverse risorse culturali permettano la formazione di nuove identità.

Pedagogia del Confine (Battista, 2024) è un volume edito da Junior Spaggiari, che racconta la storia di questo progetto attraverso le parole dei protagonisti insieme a supporti teorici e pratici, un progetto nato per trasformare il pregiudizio e promuovere un attraversamento di confini territoriali e non, incoraggiare un’eterogeneità delle identità che si nutrono di ibridazioni in un processo di interdipendenza e di reciproco scambio negoziale con la globalità delle conoscenze.

Questo testo individua modalità pedagogicamente innovative e, nello stesso tempo, scientificamente valide, che rispondono alla necessità, il più delle volte rilevata in ambito educativo in generale, e interculturale in particolare, che è quella di creare uno spazio adeguato dove poter coltivare una relazione educativa embodied, uno spazio ancora poco considerato, in cui l’intervento educativo vada ad arricchirsi non solo di menti, ma di corpi pensanti, body thinking (Burkitt, 1999), che possano definire la loro identità in una dimensione interculturale, un terreno comune dove, come suggerisce Iori, si possa “iniziare a costruire un progetto di vita comprensivo della propria corporeità.”

Attraverso il lavoro di ricerca si sono individuate delle modalità pedagogicamente innovative e, nello stesso tempo, scientificamente valide, capaci di integrare le strategie interculturali con la Danzamovimentoterapia Relazionale-Creativa, il Counseling e i linguaggi artistici, seguendo l’insegnamento di John Dewey (1991, 1995, 2001) e Elliot Eisner (1994, 1998, 2002) e, in tal modo, promuovere i processi di inclusione. Questo significa, quindi, promuovere un percorso del “prendersi cura della persona” in una relazione educativa intesa in senso ecologico, nel modo indicato da Gregory Bateson (1977, 1984) e Edgard Morin (2000, 2001). In questa direzione si è contribuito al raggiungimento di alcuni obiettivi interculturali, tra cui l’accrescimento dell’identità e dell’autostima (individuale e di gruppo), lo sviluppo della capacità di riflessione che ha consentito di rivedere i temi legati al pregiudizio, alle discriminazioni, all’analisi della propria condizione in modo critico, coscienti della complessità e delle diversità di sguardi sul mondo.

Questo volume è parte dell’impegno che ho preso verso tutte le ragazze e i ragazzi di qualsiasi provenienza, partecipanti ai vari laboratori dal 2015 fino ad oggi. Un impegno nato dalla loro richiesta di portare avanti questo progetto e dargli visibilità e valore, nonostante tutto, dove l’unica remunerazione, di gran lunga più importante, è stato vedere il risultato finale di un percorso al quale tutti i partecipanti si sono sempre dedicati con passione. Ognuno di questi ragazzi ha trasformato il proprio essere al mondo proprio attraversando quel confine senza paure né pregiudizi.

Aurora scrive: “Sa una cosa prof? Grazie a questa attività sto arrivando a capire cosa voglio fare da grande. Voglio prendere giurisprudenza per aiutare queste persone, per dare loro una voce in questa società.”

In questi termini, Pedagogia del Confine appare una strada percorribile per promuovere una certa idea di intercultura, seppur in un sistema scolastico che stenta a rinnovarsi e dove mancano spazi di confronto e di condivisione, dimenticando che l’istruzione pubblica deve essere promotrice di un pensiero libero e democratico.

Lo scopo della danza, della Danzamovimentoerapia e delle arti in educazione è quello di sviluppare un senso di amore verso la creatività ed il proprio essere creativo. Danzare la vita, significa collocarsi nel cuore delle cose e partecipare alla creazione del futuro.

Pedagogia del Confine è tutto questo.

* Ph.D. Università di RomaTre, Docente ITT Livia Bottardi, Roma

Bibliografia

Bateson, G. (1977), Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano.
Bateson, G. (1984), Mente e natura, un’unità necessaria, Adelphi, Milano.
Battista F. (2024), Pedagogia del Confine. Storie di corpi in movimento per una geografia delle relazioni, Junior Spaggiari, Parma.
Burkitt I. (1999), Bodies of Thought. Embodiment, Identity & Modernity, Sage, London.
Dewey J. (1991), How we think, Amherst, Prometheus Books, New York.
Dewey J. (1995), Esperienza ed educazione, Paravia, Torino.
Dewey J. (2001), Democracy and Education, The Pennsylvania State University.
Eisner E. (1994), The Educational Imagination: on the Design and Education, Macmillan College Publishing.
Eisner W. E. (1998), What do the arts teach?, RSA Journal, Vol. 146, No. 5485, pp. 42-51, Royal Society for the Encouragement of Arts.
Eisner W. E. (2002), The art of the creation mind, Yale University Press, New Haven & London.
Giroux, H. (1992), Border Crossings: Cultural Workers and the Politics of Education. Routledge, London.
Morin E. (2000), La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, Raffaello Cortina, Milano.
Morin E. (2001), I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, Milano.

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