Tuttoscuola: Non solo statale

Parità: i custodi della legge 62

La Scuola privata non è Scuola pubblica” (pubblicato da Anicia, Roma) è il titolo di un recente libro di Osvaldo Roman, già sindacalista della Cgil scuola negli anni settanta e ottanta dello scorso secolo, e poi consigliere e collaboratore di numerosi politici della filiera Pci-Pds-Ds poi confluiti, spesso malvolentieri, nel Pd di Renzi.

La tesi di Roman, e anche quella di Maurizio Tiriticco (già ispettore centrale del Miur e stretto collaboratore di Luigi Berlinguer), che ne ha fatto una lunga e favorevole recensione,  è che la legge 62 in sé andava benissimo, affermando la natura solo giuridica e non economica della parità, ma che poi essa è entrata nel cono d’ombra della pessima riforma costituzionale n. 3 del 2001 – voluta peraltro dalla stessa sinistra allora al governo – che ha profondamente modificato il titolo V della Costituzione rafforzando l’autonomia legislativa delle Regioni.  

E’ questa riforma costituzionale ad aver cambiato le carte in tavola. “Tutto ciò che è accaduto dopo”, scrive Tiriticco, “in materia di finanziamenti pubblici alle scuole private, laddove si sono verificati, non è imputabile alla legge 62, ma a provvedimenti che, qualunque fosse la parte politica che li ha adottati, la travalicano e la violano”.

La colpa insomma non sarebbe di Berlinguer: “Tutte le opzioni sono possibili, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare! E non diamo a Berlinguer ciò che non gli appartiene!”, cioè la responsabilità di aver fatto una legge che si è poi prestata ad essere interpretata nei modi più diversi.

Probabilmente nel mirino dei laudatores della legge 62 sta anche la nozione di ‘costo standard’, legata all’attuazione del nuovo titolo V della Costituzione, che è stata recentemente proposta come criterio unitario di finanziamento di tutto il sistema di istruzione, statale e paritario.

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