Parere parlamentare sulla riforma delle superiori. Persa un’occasione storica

Dopo una lunghissima attesa (la pronuncia sugli schemi di regolamento avrebbe dovuto esserci nell’ottobre scorso) finalmente la Commissione cultura della Camera ha espresso i pareri sulla riforma della scuola secondaria superiore. A maggioranza.

Hanno espresso voto contrario su tutti e tre i pareri i parlamentari dell’intera opposizione.

Un riforma che dovrà essere di tutti viene approvata, dunque, dalla maggioranza parlamentare, ma non dall’intero schieramento parlamentare.

La presidente della Commissione, Valentina Aprea, si era adoperata come non mai per scongiurare questo esito, sperando (lo aveva fatto capire chiaramente) in una astensione della opposizione.

Sarebbe stato un segnale di grande valore etico e politico che andava al di là del merito del parere stesso. Ma non è stato così, purtroppo.

Forse ha pesato la circostanza che in queste ore maggioranza e opposizione si sono trovate su fronti duramente contrapposti per la questione del processo breve.

È probabile che la divisione politica sul tema della giustizia, divampata in questi giorni di preparazione delle elezioni regionali, abbia avuto una ricaduta negativa nei rapporti dei gruppi parlamentari anche sui problemi della scuola.

Non ci interessa sapere qui di chi è la ragione.

Non ci interessa sapere se la maggioranza che ha sostenuta compatta le proposte di parere dell’Aprea avrebbe potuto compiere uno sforzo in più per aprirsi alle richieste dell’opposizione.

Non ci interessa sapere se l’opposizione avrebbe potuto compiere uno sforzo per condividere, almeno in parte, i pareri proposti, soprattutto quelli relativi alla nuova istruzione tecnica e professionale per i quali gli interventi in commissione avevano lasciato intendere valutazione positive, considerato anche che l’impianto era frutto del lavoro del Governo Prodi.

Si è preferito far prevalere le ragioni della propria identità politica sulle ragioni della scuola in un momento di grande portata per il futuro dei giovani e del Paese che reclama unità di intenti e volontà comune di modernizzazione e qualificazione della formazione.

Si è persa un’occasione storica.