Orientamento, Giulio Massa: ‘Non è una destinazione, ma un percorso: così aiutiamo gli studenti a costruire il loro futuro’
Per Giulio Massa, Presidente ANINSEI e degli Istituti De Amicis, membro del comitato scientifico di OrientaTalenti, l’orientamento non è una fase isolata né un appuntamento da collocare a calendario. È un processo educativo continuo che inizia già dalla scuola media e accompagna gli studenti fino al diploma, intrecciando didattica, esperienze, incontri con professionisti, aziende, università, fondazioni e realtà del territorio. In un contesto in cui il mismatch tra scuola e lavoro resta una delle criticità più citate, Massa indica una via chiara: aiutare i ragazzi non a “scegliere un percorso”, ma a capire come scegliere, coltivando consapevolezza, motivazione e competenze trasversali. Una visione che chiede alla scuola—paritaria e non—di aprirsi, innovare e tornare ad essere un luogo di scoperta autentica. Lo abbiamo intervistato.
L’orientamento è un processo che accompagna lo studente nel suo percorso di crescita. Come lo intendete e praticate nei vostri Istituti?
“Per noi l’orientamento non è una fase cristallizzata, un momento inserito in tempi prestabiliti dell’offerta formativa, ma un percorso educativo continuo.
Lo studente non va scortato ad una destinazione: va conosciuto, ascoltato, e gli va indicata una direzione: la scoperta di chi che è e di chi può diventare. Per questo abbiamo costruito un modello di orientamento che parte già dalla scuola media e prosegue per tutto il liceo, con attività che intrecciano didattica, esperienze, incontri con professionisti, aziende, università, start up, fondazioni e enti di formazione che consentano anche un momento di riflessione personale.
L’obiettivo è far emergere non solo le attitudini, ma soprattutto la motivazione, che è il vero motore di qualunque scelta formativa”.
La scuola paritaria spesso rappresenta un laboratorio di innovazione educativa. Quali esperienze o progetti avete messo in campo per collegare didattica e mondo del lavoro?
“Negli ultimi anni abbiamo voluto trasformare la scuola in uno spazio più aperto.
Come abbiamo già detto abbiamo sviluppato progetti che permettono ai ragazzi di confrontarsi direttamente con il mondo che li attende: aziende, università, start-up, fondazioni, enti del terzo settore. Sono le nostre giornate “Be the future” e “Be the future show” Sono momenti in cui la scuola la scuola deve rappresentare la realtà, senza rinunciare alla solidità culturale che la caratterizza”.
Il “mismatch” tra scuola e impresa è una delle criticità più citate. Quanto dipende, secondo lei, da un orientamento non fatto come si dovrebbe?
“Incide moltissimo. Spesso il mismatch nasce da un orientamento che arriva tardi, o che si limita a indicare un percorso senza aiutare i ragazzi a capirne davvero il significato. Un orientamento solo informativo che insiste sulle risposte e non stimola a fare domande. Un orientamento efficace non deve spiegare “cosa fare”, ma “come scegliere”.
E per scegliere serve consapevolezza: dei propri punti di forza, dei propri limiti, dei propri interessi e dei bisogni reali del mercato del lavoro. Se questo lavoro non viene fatto bene, è inevitabile che scuole e imprese parlino linguaggi diversi.
L’obiettivo — e la responsabilità — della scuola è accorciare questa distanza”.
Negli ultimi anni le imprese chiedono sempre più competenze trasversali — comunicazione, problem solving, collaborazione. In che modo la scuola può educare anche a queste skills?
“La scuola deve tornare a essere un luogo dove si impara anche attraverso l’esperienza, non solo attraverso la teoria. Le competenze trasversali non si insegnano con un libro, ma con attività reali:
- lavori di gruppo,
- progetti interdisciplinari,
- teatro e musica,
- presentazioni orali,
- situazioni in cui lo studente deve prendere decisioni,
- laboratori in cui l’errore è considerato parte del processo di crescita.
Nei nostri Istituti investiamo molto su questi approcci perché sappiamo che un ragazzo che sa comunicare, collaborare, analizzare un problema e trovare soluzioni è già più vicino al mondo del lavoro di chi conosce solo la teoria”.
Gli studenti che incontrate oggi sembrano più consapevoli delle proprie scelte o più disorientati rispetto al passato?
“Io credo che siano più informati, ma non necessariamente più consapevoli. Vivono immersi in un flusso costante di stimoli, opportunità e modelli. Questo può essere una ricchezza, ma anche un elemento di disorientamento. Per questo oggi più che mai la scuola deve aiutare i ragazzi a filtrare, selezionare, interpretare. La consapevolezza non nasce dalla quantità di informazioni, ma dalla capacità di dare loro un senso”.
OrientaTalenti mette in dialogo scuole, università e mondo produttivo. Che ruolo dovrebbe avere la scuola paritaria in questo ecosistema dell’orientamento?
“La scuola paritaria può e deve essere un ponte e una risorsa. Ha la libertà e la flessibilità per creare connessioni veloci con il territorio, sperimentare formati nuovi, ospitare professionisti, avviare collaborazioni e rispondere ai bisogni emergenti del mercato del lavoro. OrientaTalenti è nato proprio da questa visione: mettere intorno allo stesso tavolo scuole, aziende, università, enti e centri di ricerca.
Crediamo che nessuna realtà, da sola, possa orientare i giovani. Servono alleanze educative, e la scuola paritaria può esserne un motore”.
Se dovesse rivolgere un consiglio ai docenti che accompagnano i ragazzi nelle scelte post diploma, quale sarebbe?
“Direi questo: non abbiate fretta di dare risposte. Aiutate i ragazzi a farsi le domande giuste. L’orientamento non è convincere, ma far emergere. Non è indirizzare, ma sostenere. Non è decidere al posto dello studente, ma renderlo capace di decidere da solo. Dietro ogni scoperta che ha cambiato il mondo, dietro ogni capolavoro realizzato, ogni medicina nuova che ha salvato vite c’è un aula e un docente che ha creduto nel talento dei propri studenti. Ogni ragazzo ha un talento da scoprire e una strada da costruire. Noi non dobbiamo preparare i nostri studenti ad adattarsi al mondo che sta cambiando noi dobbiamo accompagnarli a costruire il loro mondo”.
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