OCSE: quattro priorità per la scuola del XXI secolo

Il 4 e 5 novembre 2010 si è svolta a Parigi la riunione dei ministri dell’educazione dei 33 Paesi attualmente membri dell’OCSE, cui hanno partecipato anche rappresentanti di altri Stati (tra cui la Russia) candidati a far parte della prestigiosa organizzazione intergovernativa creata nel 1947 per promuovere la cooperazione e lo sviluppo economico tra le nazioni industrialmente più avanzate.

Investing in Human and Social Capital: New Challenges” era il tema dell’incontro, i cui esiti sono stati riassunti in un breve documento predisposto dalla presidenza a tre (Austria, Messico, Nuova Zelanda) ma ovviamente, come sempre accade in riunioni del genere, concordato con tutte le rappresentanze nazionali.

I temi discussi corrispondono alle quattro priorità individuate: fronteggiare gli effetti della crisi sui sistemi educativi; adeguare le competenze lavorative ai nuovi bisogni; formare insegnanti preparati per il XXI secolo; rafforzare le positive ricadute sociali dello sviluppo dei sistemi educativi.

Sul primo punto l’accento è caduto sulla prevenzione della dispersione, un obiettivo che va raggiunto non tanto aumentando la spesa quanto concentrando i piani di studio sulle competenze chiave e rendendo più efficaci i metodi di insegnamento e i sistemi di valutazione.

Sul secondo punto si è insistito sulla necessità di prevedere per tempo e anticipare i fabbisogni di nuove competenze adeguando tempestivamente i contenuti dei curricoli.

Sulla formazione di buoni insegnanti molti Paesi hanno evidenziato l’ostacolo costituito dalla più difficile educabilità dei giovani di oggi, accompagnata dal declino del prestigio sociale dei docenti. Problemi che l’OCSE suggerisce di fronteggiare migliorando la formazione iniziale (essenziale il tirocinio) ma soprattutto incrementando le opportunità di carriera dei docenti.

Quanto alle ricadute sociali del miglioramento dei sistemi educativi, che l’OCSE da tempo considera assai importanti (più produttività, minore criminalità, maggiore partecipazione e impegno politico, più tolleranza e così via), il documento insiste sulla necessità di sistemi più inclusivi e che offrano reali opportunità a tutti. Da questo punto di vista, conclude l’OCSE, non basta rafforzare le competenze di base (Literacy and foundation skills). Occorre valorizzare anche le competenze a carattere non cognitivo (non-cognitive skills) come la creatività, il pensiero critico, il problem solving e la capacità di lavorare in gruppo: competenze importanti sia per lo sviluppo economico che il buon funzionamento delle società.