Nuovo anno scolastico al via: torna il problema della ‘supplentite’

A pochi giorni dal suono della prima campanella, si torna a parlare di uno dei nodi irrisolti della scuola italiana: l’eccessivo ricorso alle supplenze. Malgrado la molteplicità delle procedure messe in campo – ben nove, tra concorsi ordinari, straordinari, assunzioni da GPS e scorrimenti di graduatorie – anche quest’anno infatti non si riuscirà ad assicurare la copertura stabile di tutti i posti disponibili.

Supplenze: tra stime discordanti e attese per i dati ufficiali

Il consueto braccio di ferro tra sindacati e Ministero dell’Istruzione e del Merito è già ricominciato. Le organizzazioni sindacali parlano di oltre 200-230 mila supplenze complessive, coinvolgendo sia docenti sia personale ATA. Il MIM, da parte sua, ridimensiona le cifre, in attesa dei dati ufficiali che, come sempre, arriveranno solo a scuole pienamente avviate, nel corso dell’autunno. La «supplentite», per quanto nota, resta un problema strutturale che si traduce ogni anno in ritardi, discontinuità didattica e disagio per alunni e famiglie. In molte scuole, specie al Nord, capita che i docenti titolari prendano servizio anche a dicembre, dopo mesi di cambi e aggiustamenti. La qualità dell’insegnamento – avvertono da tempo esperti e addetti ai lavori – ne risente profondamente.

Le immissioni in ruolo: tra autorizzazioni e reali assunzioni

Il governo ha autorizzato, nelle scorse settimane, l’assunzione a tempo indeterminato di 48.504 docenti, di cui 13.860 sul sostegno, 44 educatori, 6.022 insegnanti di religione e 10.348 unità ATA. Tuttavia, secondo le stime più ottimistiche, si riuscirà a coprire realmente solo l’80-85% di queste disponibilità. Un divario che conferma le criticità del sistema.

Mini call veloce: un meccanismo da rivedere

Un caso emblematico è rappresentato dalla cosiddetta “mini call veloce”, pensata per consentire ai docenti di concorrere su posti di sostegno in province diverse da quelle di iscrizione. Secondo un report della Cisl Scuola, questa procedura ha prodotto risultati molto limitati: su 7.287 posti disponibili nella scuola primaria, solo 1.466 sono stati coperti, lasciando scoperti oltre 5.800 posti (l’80%). La carenza si concentra soprattutto nel Nord, dove è più difficile reperire personale specializzato.

Il nodo della mobilità: tra reclutamento e condizioni abitative

Proprio per incentivare la mobilità del personale docente, il ministro Valditara ha rilanciato, all’interno del Piano “Casa Italia”, l’idea di alloggi a prezzi calmierati per chi lavora fuori sede. Un’iniziativa che punta a rimuovere uno degli ostacoli principali al trasferimento: il costo della vita nelle grandi città.

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