Nuove Indicazioni Nazionali primo ciclo. Cosa si sa del parere del CSPI

In attesa della pubblicazione del parere del CSPI, che si è riunito il 27 giugno, sul Regolamento e sul testo delle nuove Indicazioni per infanzia e primo ciclo, sono uscite indiscrezioni e prese di posizione che evidenziano l’interesse sul tema delle Indicazioni nazionali e su una lettura possibilmente super partes. Ovviamente il CSPI è composto da parti e appartenenze, fra cui eletti e nominati, ma il suo ruolo è quello di rappresentare l’unitarietà della scuola e, in quanto “Consiglio superiore”, di fornire consulenza al Ministro.

Da qui forse l’interesse per il suo parere in quanto organismo rappresentativo e tecnico. Fino ad oggi le prese di posizione sulle Indicazioni sono state, in molti casi, improntate da posizioni di parte, a volte singole a volte corporative, per una conservazione delle precedenti o una difesa delle nuove. Dopo la seduta del Consiglio sono stati diffusi comunicati, tra cui quelli critici di Flc Cgil e Uil Scuola, a cui ha fatto seguito quello molto articolato e argomentato della Cisl Scuola (per la quale “le Indicazioni nazionali devono rimanere tali e non tradursi impropriamente in programmi prescrittivi”), fino alla lettera che la coordinatrice della Commissione Loredana Perla ha indirizzato a Tuttoscuola (“Dal CSPI osservazioni, non divisioni”).

Intervenire sulle Indicazioni significa portare le scelte fino allo snodo più importante: l’aula scolastica. Esse richiedono una costante manutenzione, perché è la società stessa, alla quale si devono preparare gli studenti, che evolve. Così, dopo il Regolamento dell’autonomia scolastica del 1999, in cui si specifica che spetta al “Ministro” definire gli obiettivi generali del processo formativo e gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni, ci hanno provato i Ministri De Mauro nel 2000, Moratti nel 2003, Fioroni nel 2007, fino alle Indicazioni attualmente in vigore che sono del 2012. Ora, che il Ministro Valditara, dopo 13 anni, avendo la forza politica e il tempo necessario, che altri Ministri non hanno avuto, voglia intervenire sulle Indicazioni sta, potremmo dire, nelle cose. Il punto è come, ed è molto delicato. Tenuto conto che le Indicazioni nascono per essere modificate ma le vere modifiche spettano poi all’autonomia delle scuole attraverso la definizione del Curricolo.

In tutto questo si inserisce il CSPI a cui spetta dare un parere, ma non sulla scelta di sostituire le Indicazioni o sulle modalità con cui è stata attuata, bensì sul Regolamento e sul testo delle nuove Indicazioni. Ora cosa sappiamo del parere del CSPI? Sostanzialmente sappiamo tre cose:

  1. la decisione del Consiglio presieduto da Damiano Previtali di riprendere il suo ruolo originario, ovvero fornire al Ministro “consigli”, osservazioni, considerazioni, proposte, senza travalicare il suo ruolo con approvazioni o bocciature di provvedimenti;
  2. la decisione del Consiglio ha ottenuto una maggioranza consistente, essendo 23 i favorevoli e 9 i contrari (4 assenti);
  3. i contrari corrispondono a due sindacati, fortemente contrari all’attuale politica scolastica del Ministro;

Riguardo ai contenuti del parere, occorre attenderne la pubblicazione, ma una sintesi la si può ricavare dal comunicato della Cisl Scuola.

“Nel parere è stato fortemente sottolineato che l’attività didattica non deve essere centrata sull’accumulo di conoscenze, abilità e contenuti, ma essere orientata alla comprensione del mondo, all’acquisizione di competenze che permettano agli alunni di risolvere i problemi che si pongono nell’esperienza reale.

È stata richiamata la rilevanza dell’apprendimento che si svolge fuori dagli spazi scolastici. Di particolare risalto appare la richiesta di sottolineare maggiormente il concetto di Comunità, considerando che la formazione degli alunni coinvolge una vasta rete di attori e contesti in un sistema interconnesso. Per questo il CSPI ha chiesto di sostituire l’espressione “la scuola è la sede principale per la trasmissione di conoscenze” con “la scuola è la sede principale per la co-costruzione degli apprendimenti”, sottolineando come accanto a un curricolo nazionale l’autonomia scolastica preveda anche un curricolo d’istituto.

Non risulta inoltre sufficientemente sviluppato, nel testo in esame, il concetto di cittadinanza globale, che comporta necessariamente un allargamento dello sguardo alla realtà sovranazionale.

Occorre anche approfondire e meglio delineare la strategia di gestione delle sollecitazioni provenienti dall’IA, che deve essere intesa come opportunità di trasformazione del processo educativo più che come semplice supporto alla didattica tradizionale.

Tra le altre, sono state inoltre sottolineate come persistenti criticità la definizione del docente come Magister e l’approccio alla disciplina Storia, sia per la peculiarità della trattazione che ne farebbe uno strumento di costruzione di identità nazionale, sia per l’incipit del paragrafo, che può essere percepito come polarizzante”.

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