Nuova maturità/3: la proposta di legge di Forza Italia

L’unica vera novità contenuta nella proposta di legge di riforma dell’esame di Stato depositata dai parlamentari di Forza Italia alla Camera (prima firmataria l’ex sottosegretaria Aprea) è la trasformazione della “terza prova” da prova locale, finora predisposta dalle stesse Commissioni d’esame, a prova nazionale, “predisposta e gestita” dall’Istituto Nazionale di Valutazione (INVALSI), che provvederebbe anche a definire i criteri per la sua valutazione da parte delle Commissioni. Le prime due prove, invece (italiano e materia caratterizzante), oggi nazionali, sarebbero elaborate dalle stesse Commissioni, che provvederebbero anche a stabilire i criteri per la valutazione dell’esito delle prove.
Tutto il resto rimane invariato: la Commissione d’esame resta tutta interna, salvo il Presidente, mentre viene confermata la scelta, già contenuta nel decreto legislativo 226/2005, di ristabilire il giudizio d’ammissione all’esame. Seguono una serie di accorgimenti, già in parte contenuti nelle disposizioni vigenti, volti a controllare l’attività dei “diplomifici”.
Viene così rovesciata, quasi a specchio, l’impostazione che caratterizza il disegno di legge governativo, che punta sul mantenimento del carattere nazionale delle prime due prove, e conforma il carattere locale della terza, quella multidisciplinare, mentre modifica la composizione della Commissione, tornando alla formula della 425/1997: metà interni, metà esterni e Presidente esterno. E’ difficile dire se, così stando le cose, sarà possibile trovare in Parlamento un minimo terreno d’intesa tra la proposta governativa e quella di Forza Italia (ma ci sono anche proposte targate AN). Per evitare le strettoie e le inevitabili polemiche di un eventuale decreto legge i due schieramenti dovrebbe trovare un punto d’incontro facendo ciascuno un passo indietro sui rispettivi disegni di legge: per esempio la maggioranza potrebbe “aprire” sulla terza prova nazionale, mentre l’opposizione potrebbe accettare l’idea di tornare alle Commissioni miste. Troppo bipartisan?