Nicola D’Amico, Storia e storie della scuola italiana, Zanichelli editore, Bologna 2010, pagine XVI 800, euro 59

Storico dell’educazione? Giornalista specializzato sui problemi della scuola? Esperto, anzi superesperto, di legislazione scolastica? Nicola D’Amico è tutto questo, e queste diverse competenze riversa nella sua ultima, monumentale opera (800 pagine di grande formato a due colonne), una storia della scuola italiana dalle origini fino ai nostri giorni. Opera pubblicata, e certo non casualmente, dalla casa editrice Zanichelli di Bologna, un nome importante nel campo dell’editoria scolastica.

La caratteristica di questo lavoro è quella di ricostruire l’origine e lo sviluppo del sistema scolastico italiano attraverso un approccio per così dire multilaterale. Così la “storia” della scuola, analizzata nella sua dimensione istituzionale, è sistematicamente affiancata e intrecciata da altre “storie” che riguardano l’evoluzione del contesto economico e politico nel quale essa vive e si trasforma, e quello della società, intesa come comunità di persone concrete che interagiscono con la scuola a vario titolo: studenti, insegnanti, genitori, politici, intellettuali.

Così i riferimenti giuridici si alternano agli scenari politici, i programmi – presentati con una accuratezza quasi filologica – alle minibiografie di centinaia di personaggi maggiori e minori. E non manca il gusto dell’aneddoto, della nota di colore che a volta spiega l’atmosfera di un particolare passaggio storico assai meglio di tante ponderose ricerche. Il tutto presentato con la penna lieve e rigorosa del grande giornalista.

Il volume è diviso in nove parti (più una decima di “apparati”: bibliografia, cronologia, indici ecc.), che contengono quarantaquattro capitoli. La parte prima è dedicata alle “radici” della scuola italiana, dall’era greco-romana alla vigilia dell’unità d’Italia. La parte seconda va dalla legge Casati (1859) alla fine dell’Ottocento. La terza dagli inizi del XX secolo alla prima guerra mondiale. La quarta e la quinta dal primo dopoguerra alla caduta del fascismo. La sesta dall’avvento della Repubblica all’introduzione della scuola media unica (1962). La settima è dedicata agli anni sessanta e settanta, dal “sessantotto” ai “decreti delegati” agli “anni di piombo”. L’ottava presenta le vicende di una riforma riuscita, quella della scuola elementare (1990), e di una fallita, quella della secondaria superiore, su cui sembra gravare, nota D’Amico, una sorta di “maledizione del Faraone”. La nona parte, infine, è dedicata agli ultimi dieci anni, dalla riforma Berlinguer (legge n. 30 del 2000) fino ai recentissimi regolamenti Gelmini sull’istruzione secondaria, passando per le riforme Moratti e Fioroni.

Una carrellata di avvenimenti, personaggi, testi (non solo normativi) e contesti, presentati con una tecnica narrativa vivace – D’Amico, oltre che giornalista, è anche autore di opere letterarie – e una ricostruzione degli avvenimenti di gusto quasi cinematografico. Un’opera originale, nel campo della storiografia scolastica, destinata a costituire un reference book per chiunque si occupi di scuola nel nostro Paese anche a livello accademico, come nota Giuseppe Tognon, ordinario di storia dell’educazione presso l’università LUMSA di Roma, nella sua densa prefazione al volume.

Ma soprattutto l’opera di un infaticabile “cronista”, come l’autore si autodefinisce nel suo “Congedo” a pagina 736, che alla vigilia del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia ne ha voluto ripercorrere la storia, anzi le storie. Storia e storie di un “mondo che il cronista, districandolo dalla camicia di forza delle leggi e della fatalità degli accadimenti esterni, ha tentato, come in un’intima ‘storia di famiglia’, di raccontare, quasi mai di giudicare“. 

(Orazio Niceforo)