Moratti e Tremonti non si parlano. E intanto il decreto taglia…

Tagli alle spese per il funzionamento amministrativo delle scuole (e dello stesso ministero dell’istruzione, che avrà difficoltà a pagare persino le “missioni” dei suoi funzionari); soldi in meno anche per la sicurezza degli istituti e per i capitoli più orientati verso la logica dell’investimento in qualità e innovazione: le spese per la formazione dei docenti, e quelle per la formazione tecnica superiore, per l’obbligo formativo e l’educazione degli adulti.
Ecco sul piatto le principali conseguenze del decreto taglia-spese già approvato dal Governo e che ora diventa realtà contabile per la scuola. Ma è mai possibile – si domanda l’addetto ai lavori del mondo scolastico – che nel Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto taglia-spese e durante la sua approvazione in Parlamento nessun ministro o sottosegretario abbia valutato con prontezza le conseguenze della misura? E che nessuno da viale Trastevere abbia avvertito l’esigenza di attivarsi per rappresentare al ministero dell’economia i “guasti” che avrebbe prodotto il decreto sul funzionamento della scuola?
La comunicazione in Consiglio dei ministri non deve essere facile.
Anzi, nel caso dei ministri Tremonti e Moratti, sembra proprio che non ci sia. Vero che il DM pubblicato lo scorso 29 novembre era in sostanza un atto dovuto: resta tuttavia singolare che tra i due ministri non ci sia stato, prima di quella data, un confronto di merito sulle sue dirette conseguenze, in particolare sulle specifiche voci da “tagliare”.
È vero che anche altri ministeri hanno ricevuti drastici tagli, a partire dallo stesso ministero dell’economia guidato da Tremonti (3.635 milioni di euro sul totale di 9.890), seguito dal ministero della difesa (1.166) e poi dal Miur (1.034). Mal comune mezzo gaudio?
Nient’affatto. La rigidità del bilancio dell’istruzione, fatto quasi per intero di spese correnti e obbligatorie (in gran parte stipendi), rende pesantissimo il vincolo imposto dal Tesoro.
Il coro di proteste che ne è scaturito ha indotto il Governo – secondo quanto dichiarato dal ministro Giovanardi – a ritornare sulla questione. Mercoledì prossimo il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere delle voci di bilancio che non possono essere toccate, e non è escluso che la “bomba-istruzione” possa trovare una risposta nella Finanziaria. C’è da augurarselo vivamente.