Misurazione della febbre a casa, prima di andare a scuola: le critiche

“Dopo aver scaricato tutte le responsabilità riguardo l’avvio del nuovo anno scolastico su enti locali, dirigenti scolastici e docenti, il ministro Azzolina ha pensato bene di completare l’opera delegando la sicurezza sanitaria alle famiglie, che dovranno misurare la febbre ai figli, si suppone al momento di uscire di casa“. A dichiararlo è Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile nazionale del dipartimento Scuola della Lega. Critica anche la consigliera M5S di Bologna, Elena Foresti che su Facebook polemizza apertamente con la decisione della ministra Azzolina di misurare la febbre a casa, prima di andare a scuola: “I genitori non sono medici’.

“Ci chiediamo: gli alunni dovranno presentarsi con l’attestazione della misurazione giornaliera? – chiede intanto Pittoni – E chi la firmerà nel caso di genitori assenti per motivi di lavoro? O si può intendere che la febbre è misurabile anche alle 6 del mattino se pure lo studente arriva a scuola alle 8.30? Non era più semplice misurarla all’ingresso dell’Istituto usufruendo (e integrando le varie competenze) di collaboratori scolastici, volontari della protezione civile e altre figure professionali che possono corrispondere alla semplice ma fondamentale esigenza di prevenzione sanitaria?”.

“I genitori non sono medici  – ha detto anche Elena Foresti – . I lavoratori delle scuole non sono medici. Quanti genitori alla mattina riusciranno a misurare la febbre a due o tre figli prima di portarli a scuola e correre al lavoro? Quanti potranno arrivare a prendere il proprio figlio in breve tempo in seguito ad una chiamata della scuola per febbre? E nel frattempo come si deve organizzare la scuola? Da sola? Senza supporto della pediatria territoriale o Asl? E se un bimbo a scuola ha 38 di febbre e il giorno dopo viene riportato perché inspiegabilmente sparita? La scuola e le famiglie come possono essere caricate di queste responsabilità? Non va bene”.

“Deve esserci un aiuto concreto in supporto alle scuole nei primi mesi di riapertura – ha continuato Foresti su Facebook -, con personale addetto alla misurazione della temperatura di tutti e una presenza fisica di personale sanitario referente in ogni realtà per poter gestire al meglio eventuali necessità. Da mesi ci provano la febbre per entrare nei centri commerciali e nei negozi, ed è paradossale che nelle nostre scuole non venga reso obbligatorio, per tutelare la salute di tutti i bambini, dei ragazzi e del personale scolastico. Piuttosto si pensa a banchi singoli, pazienza se poi in aula si scopre durante la giornata che alcuni alunni hanno la febbre. Ricordo che gran parte del personale che lavora nelle scuole ha età superiore ai 50 anni, se si ammalano in tanti, ci sono abbastanza sostituti per evitare altre chiusure? Oltre a chiedere responsabilità alle famiglie e alle scuole, occorre il buon senso e una reale consapevolezza della quotidianità scolastica di chi amministra e assume decisioni. Le famiglie hanno bisogno di un welfare efficace come supporto alla genitorialità e nello stesso tempo i bambini e i ragazzi devono poter andare a scuola in sicurezza. Ma la soluzione non può essere una per entrambe le esigenze”.

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