Maturità/1. C’era una volta…

Perché dobbiamo punire i giovani con una maturità troppo facile?”. Se lo chiedeva pochi anni fa (2013) Umberto Eco concludendo una riflessione sull’esame, ora ripubblicata dalla Nave di Teseo – la casa editrice da lui fondata insieme a Elisabetta Sgarbi – nella raccolta di ‘Bustine di Minerva’ intitolata ‘Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida’ (2016, pag. 322).

È una domanda che si pongono non solo i nostalgici di una prova che per il timore che incuteva (prima della riforma del 1969) costituiva una sorta di rito di iniziazione all’età adulta, ma anche i molti che ritengono che l’esame conclusivo degli studi secondari, come dal 1999 si chiama la ‘maturità’, abbia progressivamente perso valore e significato, costituendo una inutile duplicazione dello scrutinio finale o di ammissione.

Al tempo delle commissioni tutte esterne e dell’esame su tutte le materie la ‘maturità’ era anche un’occasione di incontro e confronto tra professori provenienti da lontano, con movimenti incrociati Nord-Sud e viceversa, che si sentivano comunque investiti di importanti funzioni pubbliche di rilevanza nazionale: quella di certificare direttamente il superamento di una prova oggettivamente e soggettivamente impegnativa per gli studenti, e quella di validare indirettamente il lavoro svolto dai loro colleghi nelle scuole sede d’esame.

Tutte funzioni che la progressiva evoluzione dell’esame ha cancellato: parlare (anche se qualcuno ancora lo fa) di rito di iniziazione per una prova superata quasi dal 100% dei candidati ammessi fa quanto meno sorridere; le commissioni sono formate, e solo per il 50%, da membri esterni che provengono però da scuole vicine (per risparmiare sulle spese di  missione); sono emersi forti squilibri territoriali nell’assegnazione dei voti, con un Sud mediamente più generoso e un Nord generalmente più esigente.

Eppure, per forza d’inerzia, il prossimo 22 giugno circa mezzo milione di studenti affronterà la prima prova della ‘maturità’ 2016, che si svolgerà più o meno con le stesse regole e la stessa prassi degli ultimi anni. Saranno premiati con la prevedibile promozione in massa, o “puniti” da una prova diventata tanto facile da non essere più neppure una prova?