Maturità. Oltre il 2015

Gli interventi di Giorgio Allulli (http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=34530) e Giorgio Israel (http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=34547), pubblicati la scorsa settimana da tuttoscuola.com  hanno toccato non solo la vexata quaestio della composizione della commissione d’esame ma anche la più ampia tematica dell’adeguatezza dell’attuale modello di valutazione e certificazione delle conoscenze e competenze raggiunte dagli studenti a conclusione degli studi secondari. Dal dibattito emerge l’urgenza di interventi, come l’aumento del peso delle prove scritte e una maggiore omogeneità nazionale nell’attribuzione dei punteggi, che possano aumentare l’affidabilità delle valutazioni e il valore sostanziale del diploma.

Ma occorre guardare oltre il 2015. E si comincia a farlo.

La testata Studenti.it, per esempio, ha riportato ampiamente le proposte avanzate nella newsletter di Tuttoscuola della scorsa settimana, in particolare quella di utilizzare il quinto anno come anno-ponte verso l’università (esame su due-tre materie collegate alla successiva scelta universitaria o lavorativa, con riconoscimento di crediti) mostrando di apprezzarla e muovendo una sola, anche se importante, obiezione: “Certo è che con questo tipo di esame”, si legge nel sito, “lo studente in quinta superiore dovrebbe avere già le idee molto chiare su quello che vuole fare dopo la maturità, ma spesso purtroppo non è così”.

Vero, ma quanti sono gli studenti che dopo essersi diplomati scelgono tra molte incertezze corsi universitari non corrispondenti alle loro effettive capacità e attitudini? E non è meglio, allora, che essi si mettano alla prova un anno prima scegliendo alla fine del quarto anno di secondaria su quali materie impegnarsi di più nel quinto in vista dell’esame? E perché tra gli accordi (già previsti dalla normativa vigente) tra università e AFAM da una parte e Miur/scuole secondarie dall’altra non prevederne uno che riconosca un certo numero di crediti per il positivo superamento dell’esame nelle discipline scelte dal candidato? Diminuirebbero certamente gli errori nella scelta degli studi superiori e di conseguenza il tasso di dispersione, e anche la durata degli studi universitari, almeno di un semestre.