Marotta (ANDIS):Una vera autonomia, ecco come si riforma la dirigenza scolastica

Il ruolo del dirigente scolastico continua ad essere scandagliato e approfondito attraverso interviste ai principali esponenti di associazioni e sindacati di categoria. Oggi è il turno di Paolino Marotta, presidente dell’ANDIS (Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastici). Prima di lui sono intervenuti Pasquale Ragone, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici  Snals, Maddalena Gissi, segretario generale della CISL scuola, il  segretario generale della Flc-Cgil Domenico PantaleoGiorgio Rembado, presidente dell’ANP (Associazione Nazionle Presidi),  Giuseppe Turi segretario della UIL scuola, ed  Ezio Delfino, presidente nazionale  Di.S.A.L. (Associazione Dirigenti Scuole Autonome e Libere).

La  dirigenza scolastica è al centro del dibattito sul rinnovamento della scuola italiana. Il ruolo e la funzione del DS sono determinanti per la qualità del servizio, per il buon andamento e per lo sviluppo delle professionalità presenti nell’istituzione scolastica. Un buon dirigente deve avere una visione strategica supportata da competenze specifiche, sensibilità  e doti personali. I requisiti soggettivi devono poter contare del sostegno di una chiara e aggiornata normativa, fondata su ragionevoli e reali responsabilità che trovano conferma tanto nelle competenze richieste quanto nelle condizioni e risorse fornite.

 

Quali sono le cause di debolezza della dirigenza scolastica?

  “La dirigenza scolastica deve porsi come elemento propulsivo e centro organizzativo della progettualità educativa della comunità scolastica. Per far questo deve disporre di leve gestionali e risorse finanziarie adeguate. Oggi sono ancora troppe e troppo invasive le ingerenze dell’amministrazione scolastica a tutti i livelli: quest’ultima dovrebbe svolgere correttamente la propria funzione di indirizzo, coordinamento, verifica e perequazione (non è poco e oggi viene fatto poco e male) e abbandonare finalmente ogni velleità gestionale.”

 

Come si riforma la dirigenza scolastica?

 “Realizzando una vera autonomia e una dirigenza piena, in grado di rappresentare efficacemente la propria comunità educativa e di rapportarsi in modo paritario alle altre istanze “forti” presenti sul territorio (Enti Locali, ASL, realtà culturali, imprenditoriali ecc.). In tal senso l’ANDIS propone la riscrittura del profilo del DS, rimasto in una sorta di terra di nessuno, ignorato dalla legge Madia e “ridisegnato” in modo episodico e sufficientemente disorganico dalla legge 107.”

 

La legge 107 è portatrice di una nuova cultura e mentalità nella dirigenza scolastica?

 “In teoria e nelle intenzioni probabilmente sì, ma l’autonomia non si può realizzare a pezzi e in modo burocratico: una innovazione importante e a lungo attesa come l’organico funzionale va fatta in modo semplice, lasciando alle scuole la piena responsabilità dell’utilizzazione del personale e dei risultati.                      Va anche detto che gli stessi dirigenti scolastici devono uscire definitivamente dalla mentalità impiegatizia che caratterizza ancora molti di loro. Autonomia e dirigenza significano anche determinazione, coraggio e assunzione di responsabilità. Così come va detto che la scuola è oggi da tutti riconosciuta come struttura complessa che richiede una leadership diffusa e distribuita, opportunamente stabile e riconosciuta. E’ un grosso tema, affrontato superficialmente nella 107, che deve essere ripreso nella più ampia riflessione sulla governance.”

 

Regole e vincoli rendono sempre più difficile l’operare dei dirigenti scolastici. Quali norme e vincoli dovrebbero essere eliminati?

 “Regole e vincoli sono innumerevoli, a volte incredibili e perfino esilaranti (basti pensare alla vicenda degli alcool-test). In autonomia regole e vincoli sono quelli stabiliti dalle leggi dello Stato, noi siamo con il ministro Berlinguer quando diceva che tutto ciò che non è espressamente vietato è consentito. C’è poi il grande e delicato problema della sicurezza, in questo campo è decisamente anomalo un datore di lavoro che non dispone di risorse e competenze specifiche.”

 

 Si potrebbero “spacchettare”le competenze e le responsabilità dei dirigenti scolastici? Come?

 “Le “vere” competenze dei dirigenti scolastici non sono “spacchettabili”: l’amministrativo è funzionale all’educativo, non può essere disgiunto; sono invece ampiamente “spacchettabili” tutta una serie di incombenze amministrative e burocratiche, per lo più seriali, che angustiano e rubano tempo prezioso a dirigenti e segreterie. Queste incombenze andrebbero affidate a centri territoriali di servizio, che potrebbero consentire tempi più rapidi ed economie di scala.”

 

La revisione del regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche (n. 44/20001) che il Miur sta elaborando va in questa direzione?

 “Auspichiamo che si tratti di un regolamento effettivamente funzionale alle esigenze delle scuole autonome, con adeguate caratteristiche di chiarezza, flessibilità e semplificazione. Intanto aspettiamo di conoscere la bozza del regolamento licenziata dal gruppo di lavoro presieduto dal Direttore Greco, sulla quale sarebbe auspicabile aprire un momento di confronto con le associazioni professionali dei dirigenti scolastici.”

 

I dirigenti scolastici si autorganizzano al di là ed oltre  le organizzazioni sindacali e professionali. Perché?

 “Con gli ultimi due concorsi sono entrati in ruolo dirigenti più giovani, abituati all’uso delle nuove tecnologie e a confrontarsi sui social principalmente su problemi della quotidianità: consulenze rapide, scambi di informazioni e di modelli, sfoghi ecc.  Queste sono modalità nuove e certamente utili per alcuni livelli di dibattito che non possono, però, (né credo vogliano) sostituire sedi di confronto più strutturate e organizzate, che continueranno a svolgere la propria funzione con maggiore e rinnovata partecipazione. Almeno ce lo auguriamo.”

 

A che punto è il contratto? Quali le condizioni e le difficoltà da superare? Quali le previsioni?

 “I contratti dei dirigenti scolastici sono una delusione storica, a partire dal primo del 2001 che non riuscì a centrare la perequazione con dirigenze pur meno complesse e responsabilizzanti della nostra. Da allora la forbice anziché restringersi si è ulteriormente allargata. Ci auguriamo che la riscrittura del profilo del DS possa contribuire alla riqualificazione di questa figura anche sul piano contrattuale, superando ingiustizie e iniquità inaccettabili.”