Ma perché gli LSU sono nelle spese dell’istruzione?

Anche per la prossima Finanziaria le spese per i contratti dei Lavoratori socialmente utili (LSU) restano a carico degli oneri dell’istruzione per la considerevole cifra di 375 milioni di euro (pari a quelli stanziati dalla Finanziaria 2004).
Senza nulla togliere alle legittime aspettative di questi lavoratori sui generis che da anni sperano nell’intervento pubblico per risolvere i loro problemi vitali di occupazione, la domanda che ci si pone è: perché questa ingente spesa è stata posta proprio a carico dell’istruzione?
Si sa che negli anni ‘90 quei lavoratori, assunti con prevalente funzione assistenziale nei territori comunali del sud del Paese, venivano utilizzati in lavori di pubblica utilità, tra cui anche (ma non solo) a integrazione dei servizi scolastici.
In quella situazione i finanziamenti per il mantenimento degli LSU erano a carico del ministero del lavoro che vi provvedeva tramite un apposito fondo per l’occupazione (art. 1 legge 236/1993), confermato dal decreto legislativo 81/2000.
Con il varo della legge (124/1999) che ha trasferito allo Stato il personale scolastico comunale, una parte degli LSU ne ha seguito le sorti, passando a svolgere attività direttamente per le scuole.
A quel punto i finanziamenti annualmente previsti dalle leggi finanziarie, a cominciare dalla Finanziaria 2002, sono passati a carico del ministero dell’istruzione e sono stati confermati e integrati negli anni successivi, trasformando un intervento assistenziale e transitorio dello Stato in un intervento strutturale posto a carico di una sola Amministrazione pubblica, (l’Istruzione) alla quale, peraltro, si lesinano finanziamenti vitali per il suo funzionamento.
Si tratta, a nostro parere, di una situazione equivoca che va chiarita definitivamente, prima che, in forza del consolidarsi di una legittima aspettativa di quei lavoratori precari, il loro non si trasformi in un diritto alla stabilità del posto con pesanti conseguenze sulle spese strutturali dell’istruzione e con pericolosi conflitti con altro personale scolastico precario in attesa di stabilità.