
Luca Zingaretti: ‘Sogno una scuola che permetta di scoprire passioni’. L’intervista

di Sara Morandi
Luca Zingaretti debutta come regista con il film “La casa degli sguardi“, ispirato al romanzo di Daniele Mencarelli. Presentato alla Festa del Cinema di Roma e al Bif&st, il film verrà distribuito da Lucky Red e uscirà nelle sale da domani 10 aprile. Zingaretti descrive il film come un’opera che esplora il dolore non come qualcosa di negativo, ma come una componente essenziale della felicità. Sottolinea l’importanza della poesia e della bellezza come strumenti di salvezza, e mette in luce la centralità del rapporto tra genitori e figli, valorizzando la presenza come atto d’amore puro. Riflettendo sul disagio giovanile contemporaneo, Zingaretti osserva come il malessere dei giovani sia accentuato dai rapidi cambiamenti sociali, inclusa l’intelligenza artificiale. Nel film, il personaggio del padre rappresenta un uomo dalle solide credenze etiche, simboleggiate dal suo lavoro di tranviere, che offre al figlio un punto di riferimento stabile. Inoltre, in questa intervista, l’attore e regista sottolinea l’importanza della curiosità e della scuola nella sua carriera, attribuendo agli studenti e agli insegnanti il ruolo cruciale di alimentare le passioni. Immagina una scuola futura che non solo apra le menti degli studenti, ma che insegni anche il rispetto per sé stessi e per gli altri, considerandolo fondamentale per le nuove generazioni.
Benvenuto su Tuttoscuola. Come mai ha scelto di passare dietro la macchina da presa? Come spiega questa transizione da attore a regista?
“È stato il desiderio di raccontare una storia che mi ha portato a questa scelta. Provenendo dal teatro, sono abituato ad essere l’attore che narra la storia attraverso il proprio corpo e la propria voce, decidendo come mettere gli accenti e le sottolineature. Nel cinema, invece, questo ruolo spetta al regista. Dopo anni di carriera come attore, ho sentito il bisogno di raccontare una storia io stesso. Nel corso degli anni, mentre stavo scrivendo una mia storia, mi è capitato tra le mani il libro di Daniele Mencarelli e ho sentito un profondo legame con quella storia. È stato in quel momento che ho deciso di fare il grande passo verso la regia”.
Che ruolo ha avuto la scuola nella sua vita e quanto è stato utile il metodo di studio nella sua carriera?
“La vera essenza della buona scuola risiede negli studenti. La scuola è come la luna: è il desiderio di imparare che la rende luminosa. Personalmente, considero la curiosità una grande fortuna di cui non posso fare a meno. Fin dai miei primi anni di carriera teatrale, ero curioso di vedere come i macchinisti montavano le scenografie o come gli elettricisti gestivano le luci. Osservavo tutto con grande interesse. Alla fine, tutto ciò si è rivelato utile, perché come diceva Steve Jobs: ‘Ad un certo punto si riesce a guardare al futuro e collegare tutti i puntini come un filo rosso’. Credo che siano gli studenti appassionati a rendere grande la scuola, con il supporto fondamentale degli insegnanti. Sono loro a far nascere le passioni per le varie materie, che si tratti di letteratura, cinema o matematica. Gli insegnanti sono basilari”.
Come immagina la scuola ideale per le sue figlie e per le future generazioni, considerando il suo ruolo di padre e cittadino?
“Immaginare la scuola del futuro è una sfida stimolante, specialmente in un mondo che cambia con una rapidità senza precedenti. Quello che conosciamo oggi potrebbe non esistere più domani. Credo che la scuola debba concentrarsi su due aspetti fondamentali: in primo luogo, dovrebbe essere un luogo che apre le menti degli studenti, permettendo loro di scoprire e approfondire le proprie passioni. In secondo luogo, deve instillare in ogni individuo il rispetto per sé stessi e per gli altri. Questi sono, a mio avviso, i pilastri fondamentali su cui dovrebbe basarsi la scuola delle future generazioni”.
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