Lo sboom di nascite dellultimo quinquennio e gli effetti sulla scuola
L’Istat ha confermato ufficialmente, pochi giorni fa, il pesante calo di nascite anche per il 2013 (quinto anno consecutivo di depressione demografica), come Tuttoscuola aveva già segnalato alcune settimane fa (si veda l’analisi del numero 636 del 3 giugno 2014 di TuttoscuolaNEWS), lanciando l’allarme sui conseguenti effetti di possibile pesante riduzione delle classi (e degli organici) per i prossimi anni.
Per conoscere meglio questo gap demografico, riportiamo la sequenza delle nascite a cominciare da quelle del 2008, l’anno di nascita degli obbligati alla scuola primaria dal prossimo 2014-15.
I nati nel 2008 (senza considerare il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta) sono stati 553.457, nel 2009 sono stati 547.202, cioè ‘soltanto’ 6.255 in meno. L’anno dopo (2010) le nascite sono state 537.828 (altre 9.374 in meno rispetto all’anno precedente).
Nel 2011 le nascite sono state 526.682 (altro calo di 11.146 nati): gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire. Ma i due anni successivi, il 2012 e il 2013, sono ancora più negativi: 512.551 nati nel 2012 (14.131 nascite in meno), 502.855 nel 2013 (altre 9.696 nati in meno).
In cinque anni il calo di nascite è stato di oltre 50mila unità (50.602), pari al 9,1%.
L’unica regione che sembra immune da questo pesante calo di nascite è il Lazio, ma le altre regioni perdono mediamente più del 9% di nati nel quinquennio, con la Basilicata che ha un decremento del 15,6%, seguita dal Veneto (12,5%), Marche, Liguria e a seguire le altre.
Il Nord Est registra in percentuale la maggior flessione (quasi 11%).
Il calo di nascite sta già interessando la scuola dell’infanzia, che si difende (per ora) grazie agli anticipi. Qui però il settore statale riduce o annulla le liste di attesa e l’effetto negativo del decremento finisce per ricadere sulle scuole paritarie.
Quando l’onda di magra arriverà alla primaria, la ricaduta sugli organici non sarà di poco conto, soprattutto nei territori a significativo calo demografico.
Dovrà tenerne conto la politica nazionale degli organici e la programmazione dei servizi da parte degli Enti Locali.
E per il 2014 c’è il fondato timore che il fenomeno delle culle vuote continui.
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