Tra Littizzetto e Sorrentino: rimettiamo al centro (per davvero) la scuola

In questi ultimi due giorni il dibattito sulla scuola è ruotato principalmente attorno a due temi: il commento di Luciana Littizzetto ai fatti che hanno coinvolto la docente a cui gli studenti hanno sparato con una pistola ad aria compressa, e il monologo di Paolo Sorrentino sui genitori e la scuola all’interno della prima puntata della nuova serie di Sky “Call my agent”. Per chi se li fosse persi li riproponiamo di seguito:

Ora chi ama e segue la scuola, da docente, dirigente, genitore o qualunque altra figura che opera in questo mondo, sa bene che basta poco o nulla per sollevare un polverone che, volente o nolente, opacizzerà e monopolizzerà discorsi, pensieri e parole (tanto per iniziare con una citazione) per giorni, a volte settimane. Ad un tratto, come se niente fosse, la polvere si posa: ciò che era oggetto di furiosa discussione si quieta e dopo una breve e fugace pausa si assiste a un nuovo urgano che monopolizzerà furiosamente le menti per alcune settimane ancora. E così, mese dopo mese, settimana dopo settimana, si vive di vampate passionali, fugaci quanto irrimediabilmente inutili. Questo perché se c’è un minimo comun denominatore tra gli argomenti che accendono docenti e genitori è proprio la vacuità, o se preferiamo, la poco o nulla significatività degli stessi.

Raramente ho sentito docenti e genitori appassionarsi e riflettere per problemi strategici della scuola, come l’esiguo numero di edifici agibili, la scarsità di docenti in servizio nei primi giorni scolastici, gli aumenti risibili di stipendio dei docenti, il bisogno sempre crescente di docenti esperti di inclusione. Di questo la stampa, specializzata o no, ma soprattutto i docenti, ne parlano poco. Quasi, ma sarebbe assurdo, non fossero interessati da aspetti strategici e strutturali del proprio mestiere.

La passione è per altro, ci mancherebbe: e quindi se la Littizzetto sostiene che i docenti devono essere maggiormente empatici o se all’interno di una serie tv Paolo Sorrentino accentua il contrasto tra genitori e docenti, ecco, se questi aspetti emergono, il mulinello di sabbia e aria fritta si alza e copre gli occhi degli astanti e sembra che la fiammata precedente, che solo pochi giorni prima infiammava cuori e occhi, non sia mai avvenuta. E quindi eccoci qui oggi a parlare di aspetti cruciali e fondamentali come, ad esempio, sia possibile incrementare l’empatia, l’accoglienza e l’ascolto attivo, ma superficialmente, come lo faremmo con un commentino sui social, utilizzando frasi lapidarie, seguendo più il bisogno di dire che di ascoltare. Peccato.

E quindi, lasciatemelo dire, chi se ne importa dell’attrice di turno, del regista di grido, di chi usa la scuola per fare spettacolo o di chi gode a sottolineare tutto quello che nelle nostre classi non funziona. Questo, veramente, ha poco interesse.

La sfida è quella di rimettere al centro del dibattito i temi educativi, di ricostruire l’alleanza, il patto tra scuola e famiglia, di ripartire dai bisogni degli studenti, soprattutto quelli più fragili, di incrementare il prestigio sociale della professione docente. Quando al centro dei nostri interesse tornerà la scuola vera, forse quel vento si poserà e finalmente potremo vedere con chiarezza, non ciò che sembra importante, ma quel che è indispensabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA