L’incognita genitori nella mobilitazione della scuola

Senza scomodare i polli di Trilussa, confessiamo – non ce ne vogliano gli esperti di statistica – che guardiamo sempre con una certa cautela i sondaggi, soprattutto quando gli intervistati rappresentano quasi lo 0,01% dell’universo delle categorie a cui complessivamente si riferiscono (docenti, genitori, studenti).

Ci riferiamo al sondaggio condotto da Duepuntozero Doxa, Forum Meritocrazia e pubblicato nei giorni scorsi sul Corriere della Sera con il commento di Roger Abravanel.

Tuttavia, in vista della mobilitazione che i cinque sindacati rappresentativi intendono avviare nel prossimo mese cercando il coinvolgimento di tutte le componenti che gravitano intorno al pianeta scuola (personale scolastico, studenti e famiglie), quel sondaggio, pur depurato dal peso quantitativo di certi giudizi, può costituire un interessante punto di riferimento.

Non entriamo nel merito dei risultati riguardo agli studenti, anche se nel sondaggio hanno espresso individualmente pesanti critiche alle capacità d’insegnamento dei docenti. Quando scoccherà l’ora x della protesta di massa, si può essere certi che almeno le componenti più rumorose e movimentiste di loro ci saranno e diranno sì alla mobilitazione. Del resto in passato anche il non funzionamento del sistema di riscaldamento nelle scuole è stato buon motivo di protesta per chi era pronto a trovare scuse per saltare le lezioni, pure se ci si trovava in primavera…

Sono invece i genitori l’incognita maggiore, perché, pur ridimensionando i dati del sondaggio, certi elementi di critica alle modalità d’insegnamento li hanno espressi, così come, a quanto sembra, non hanno sparato a zero sul sistema e sulla riforma della Buona Scuola.

D’accordo: come una rondine non fa primavera, così lo 0,01% non fa opinione rilevante e pienamente attendibile, ma i sindacati (soprattutto i tre confederali) che cercano fuori dagli addetti ai lavori solidarietà e condivisione potrebbero non trovarle. Già oggi molti genitori non capiscono le ragioni della contrarietà alla legge 107/15: potrebbero dire no alla mobilitazione, se questo porterà alla paralisi della scuola. Protesta sì, se si vuole, ma non a scapito del diritto allo studio dei ragazzi.