Liceo Parini/2. Va messo in discussione il modello valutativo?

Alla base della contestazione dei genitori del ‘Parini’ (e di quelli di molte altre scuole con minore visibilità)  stanno in sostanza i voti assegnati dai docenti.

In passato – un passato ormai abbastanza lontano per il nostro Paese – un comportamento del genere da parte dei genitori sarebbe stato impensabile. Come lo è tuttora, d’altra parte, in molti Paesi del mondo orientale, dal Giappone alla Cina ad altre ‘tigri’ asiatiche (e in alcuni del Nord Europa), dove i genitori stanno per principio – per il bene dei figli – dalla parte dei docenti, e non da quella dei figli. E certo la pressione congiunta di docenti e genitori sui figli perché si impegnino al massimo nello studio è una delle ragioni, anche se non l’unica, degli ottimi risultati ottenuti dagli studenti di quei Paesi nelle indagini comparative internazionali.

Nel caso dell’Italia, dove il principio della libertà di insegnamento, costituzionalmente protetto, viene spesso vissuto dagli insegnanti in chiave marcatamente individualistica, e dove è però anche da escludere il ripristino di un rispetto di tipo ‘asiatico’ per l’insegnante, l’unica strada ragionevole per limitare i conflitti tra genitori e docenti sulla valutazione didattica sembra quella di rendere il più trasparenti e oggettivi possibile i criteri con i quali vengono assegnati i voti.

Di qui, per esempio, l’opportunità per il Ministero di incoraggiare la produzione di software didattici per le diverse discipline, comprensivi di procedure di autovalutazione per lo studente e valutazione da parte del docente, griglie di valutazione da comunicare anche ai genitori, test di vario tipo. Una certa limitazione del peso delle prove orali, ricorrendo di più a quelle scritte, concorrerebbe a ridurre ulteriormente lo spazio per accuse di parzialità, ingiustizie o altro mosse ai docenti da studenti e genitori. Si dovrebbe insomma spezzare l’alleanza tra alunni poco studiosi e genitori troppo protettivi. Sarebbe nell’interesse di tutti.