Liceo Parini/1. Quegli insegnanti in fuga

Dai tempi della Zanzara (1966), spregiudicato giornale studentesco presessantottino, il liceo classico ‘Parini’ di Milano ha fatto spesso notizia. Qualche anno fa finì nelle cronache dei giornali non solo per l’allagamento dell’edificio ad opera di quattro studenti ma per la ventata di giustificazionismo che si levò a loro protezione da parte di rappresentanti della Milano bene e di genitori ipercomprensivi.

Ora il prestigioso liceo, uno dei preferiti dall’alta borghesia milanese, si trova di nuovo al centro delle cronache per la vicenda di una professoressa di materie scientifiche che, oggetto di critiche e contestazioni da parte di alcuni alunni ma soprattutto dei loro genitori, ha annunciato di voler chiedere il trasferimento a causa delle troppe “pressioni, insulti e accuse” rivoltele in particolare da questi ultimi. Altri docenti del liceo si appresterebbero a chiedere il trasferimento per ragioni analoghe.

Sul merito dei fatti indagherà un ispettore, anche perché i giudizi degli alunni e dei genitori sull’insegnante, come spesso succede soprattutto per quelli severi, sono contrastanti: bravissima per alcuni, inadeguata per altri. Ma se risulteranno confermate le indiscrezioni su pesanti interferenze dei genitori sull’attività professionale dei docenti ci si dovrà porre apertamente e pubblicamente il problema di che cosa fare per evitare che le pressioni ambientali, per così dire, limitino la libertà di insegnamento e di valutazione del docente. E parallelamente si dovrà affrontare il simmetrico problema di che cosa fare in presenza di insegnanti incompetenti, o ritenuti tali dai genitori. 

Si tratta di problemi strutturali, che vanno al di là dei fatti di cronaca e che richiedono soluzioni di carattere sistematico o sul versante della valutazione didattica (come renderla incontestabile da parte dei genitori) o su quello della ‘partecipazione’ (come ridefinire in senso non conflittuale il rapporto scuola-famiglia) o su entrambi.