L’Europa compie 50 anni/2. Ma esiste un modello educativo europeo?

L’Unione Europea, com’è noto, non può intervenire direttamente sulle legislazioni scolastiche nazionali, perché in materia di scuola, e in modo meno rigido anche di formazione professionale, la formula del “divieto di armonizzazione legislativa“, già presente nel Trattato di Roma, è stata confermata anche in quello di Maastricht, e non è messa in discussione. Molti Stati membri dell’UE, vecchi e nuovi, considerano infatti il controllo dei rispettivi sistemi educativi come un fattore decisivo per la salvaguardia della cultura e dell’identità nazionale.
Malgrado questa limitazione, la diffusa consapevolezza dell’importanza strategica – per l’Europa – degli investimenti in istruzione e formazione ha consentito alla Commissione Europea di varare una serie di iniziative e di documenti che nel loro insieme costituiscono un punto di riferimento unificante per le politiche educative nazionali. Tra i più recenti e importanti ci sono la Raccomandazione relativa alle “competenze chiave” per l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, una seconda Raccomandazione relativa all’istituzione di un “Quadro europeo di qualifiche” (certificazione delle competenze), una Comunicazione sulla “Efficienza ed equità nei sistemi europei di istruzione e formazione” e un Progetto di “principi europei comuni relativi alle competenze e qualifiche degli insegnanti“: entro il 2016 serviranno in Europa due milioni di nuovi insegnanti.
Questi documenti possono offrire alle politiche nazionali un orizzonte di convergenza. La Raccomandazione sulle otto competenze chiave (comunicazione nella madrelingua, comunicazione nelle lingue straniere; competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; competenza digitale; imparare ad imparare; competenze interpersonali, interculturali e sociali; imprenditorialità ed espressione culturale), per esempio, è stata utilizzata in Italia dalla commissione Allulli, incaricata di definire le competenze di cui dovranno essere in possesso gli allievi delle scuole italiane al termine dei dieci anni di istruzione obbligatoria.