Legge di bilancio. Stabilizzazione del sostegno: quando il cane si morde la coda

Stabilizzazione dei posti di sostegno e copertura dei vacanti: questi lodevoli impegni, già annunciati dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e ora ufficializzati dalla legge di bilancio 2021, sono pressoché vanificati dalle situazioni in atto e da norme contrattuali. Vediamo perché.

Secondo la legge finanziaria, saranno 25 mila i posti di sostegno che verranno stabilizzati nel corso del triennio: 5 mila quest’anno, 11 mila l’anno prossimo e 9 mila nel 2023. Altrettanti posti di sostegno in deroga verranno, dunque, resi stabili. Ma i posti in deroga nel frattempo aumentano.

Sono passati, infatti, dai 73.170 del 2019-20 agli 83.651 di quest’anno con un incremento di oltre 10mila posti (esattamente 10.481).

Considerata la tendenza di incremento in atto dei posti di sostegno in deroga, nel triennio considerato è più che probabile che alla fine sarà maggiore il numero dei nuovi posti di sostegno in deroga (oltre 30 mila) rispetto a quelli stabilizzati dalla legge di bilancio (25mila).

Come non pensare al mitico Sisifo? O al cane che si morde la coda?   

Anche la copertura dei posti di sostegno vacanti e disponibili rischia di seguire la stessa sorte.

La legge di bilancio prevede anche un concorso straordinario snello per nuove assunzioni di docenti specializzati, con l’obiettivo di coprire i posti che rimarranno vacanti dopo gli attuali concorsi ordinari (n.b. = nella secondaria i candidati iscritti non copriranno tutti i posti a bando).

L’intento, tuttavia, rischia di essere vanificato dalle disposizioni sulla mobilità dei docenti.

Oltre al turn-over ordinario, nel sostegno una certa quota di docenti di ruolo, dopo almeno 5 anni nel sostegno, lascia il posto per transitare su posto/cattedra comune.

Conseguentemente, al termine delle operazioni mobilità il settore del sostegno registra in termini percentuali una quantità di posti rimasti vacanti maggiore di ogni altro settore.

È il risultato della scorciatoia contrattuale percorsa da molti docenti per arrivare anzitempo nella sede di residenza.

Inoltre, tra i 40 mila docenti che hanno conseguito o stanno conseguendo presso le università la specializzazione per il sostegno vi è un numero (non quantificato ma, a quanto sembra, abbastanza consistente) di docenti già di ruolo che potranno utilizzare anch’essi la scorciatoia.

Alla luce di quanto sopra, suona abbastanza stridente l’affermazione del comma 960 della legge di bilancio “Allo scopo di garantire la continuità didattica per gli alunni con disabilità…”.

Per garantire davvero la continuità didattica occorre il coraggio di dare la precedenza ai diritti degli alunni rispetto agli interessi degli insegnanti.