Lega, Riforma PA: diminuire stipendi alta dirigenza

Nella scaletta degli impegni del premier incaricato, Matteo Renzi, c’è anche la riforma della Pubblica Amministrazione, in agenda per il prossimo aprile.

In sintonia con quell’obiettivo di riforma sembra esserci anche Scelta Civica che attraverso il suo segretario, Stefania Giannini (in predicato per ricoprire l’incarico di ministro dell’istruzione) ha parlato, al termine delle consultazioni al Quirinale, di “aggressione della spesa pubblica”, causa di molti mali per il Paese.  

Riforma della PA? Come?

Una proposta concreta viene dalla Lega che, per bocca di Mario Pittoni, già capogruppo del Carroccio al Senato nella Commissione istruzione propone: «Invece di togliere il direttore generale alla struttura scolastica di alcune regioni, se obiettivo del Governo è solo quello di ridurre la spesa senza intaccare la qualità, non sarebbe più logico rivedere gli emolumenti piuttosto generosi dei dirigenti di prima fascia?».

«Il decreto legge sulla spending review (n. 95 del 2012) – spiega Pittoni – prevede la riduzione almeno del 20% della dotazione organica degli uffici dirigenziali. Ma se scopo dell’operazione è, come dichiarato, quello di risparmiare realizzando “miglioramenti qualitativi e funzionali”, la strada non può essere quella di mettere ai posti di comando persone meno preparate.

Si riveda semmai i contratti di lavoro, che per gli alti dirigenti prevedono condizioni  non più compatibili con la situazione economica del Paese, con cifre spesso parecchio superiori a quelle dei parlamentari.

L’ex-senatore del Carroccio indica, in proposito, la situazione della sua regione, il Friuli Venezia Giulia, declassata a livello di Ufficio scolastico regionale, nonostante sia regione a statuto speciale.

Anche il Friuli-Venezia Giulia (145.200 studenti contro i 150.000 che in base al Dpcm consentiranno di avere un direttore generale) – dichiara Pittoni – non ha scampo, nonostante sia regione a Statuto speciale in ragione delle peculiarità che gli sono state riconosciute a livello costituzionale in relazione alla presenza di ben tre lingue minoritarie (il sistema scolastico del Fvg prevede corsi plurilingue per quelle riconosciute e tutelate dalla legge 482 del dicembre 1999)».