L’educazione comparata in discussione

L’ultimo numero del mensile “Le Monde de l’Education” (www.lemonde.fr/mde/) pubblica due articoli che mettono in discussione, da punti di vista specularmente contrapposti, le attuali metodologie comparative, applicate ai sistemi educativi. Il primo, di Jacky Beillerot, professore di scienze dell’educazione nell’università di Parigi-X-Nanterre, sostiene a spada tratta il valore e l’utilità delle ricerche comparative in generale, a partire da quelle internazionali, e ne critica caso mai la limitatezza. A suo giudizio esse dovrebbero essere estese capillarmente, e giungere a comparare sistematicamente classi, scuole, amministrazioni scolastiche locali, costruendo anche serie longitudinali.
Il secondo articolo riporta invece l’opinione della ricercatrice dell’INRP (Institut National de la récherche pédagogique) Régine Sirota, che è anche membro dell’Osservatorio europeo sulle innovazioni educative e formative, e che in un saggio appena pubblicato (Autour du comparatisme en éducation, PUF, 2001) sostiene che di valutazioni comparative se ne fanno fin troppe, e che esse, oltre ad essere discutibili sul piano scientifico, servono soprattutto ai decisori politici per ragioni di potere o di controllo sociale. La Sirota contesta soprattutto il valore delle grandi indagini comparative internazionali, come quelle condotte dall’OCSE o dalla IEA, accusate di “etnocentrismo” e di voler imporre un astratto modello educativo “globalizzato” a Paesi che invece andrebbero aiutati a sviluppare autonomamente le loro potenzialità anche sul terreno educativo e formativo. Un dibattito interessante, del quale per ora in Italia non si avverte neppure l’eco. (O.N.)