Le sette richieste al Governo da parte dell’ANDIS

L’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti scolastici) ha presentato in sette punti le richieste al governo Monti e al ministro Profumo per la scuola:

a)      Occorre puntare alla qualità attraverso il rilancio dell’autonomia scolastica come scelta di fondo di politica educativa, riprendendo con forza la tematica dell’assegnazione di risorse certe alle scuole in termini di personale (organico funzionale), di finanziamenti e, di converso, della valutazione del servizio e degli operatori.

b)      Ciò comporta certamente la realizzazione in tempi certi e realistici del dimensionamento ottimale, secondo le proposte già formulate dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, ma contestualmente anche la  valorizzazione  piena della risorsa dirigenziale scolastica, che va riconosciuta a pieno titolo come tale e quindi equiparata sotto tutti gli aspetti a quella degli altri comparti dello Stato

c)      Elemento essenziale di tale scelta prioritaria è l’urgente adozione di strumenti di valutazione del servizio, dei dirigenti e di tutti gli operatori scolastici, storica rivendicazione dell’ANDIS. Autonomia e dirigenza non esistono senza una valutazione del servizio, del personale e degli apprendimenti.

d)      La valutazione dei docenti non deve, quindi, essere finalizzata a riconoscimenti economici “una tantum” ma alla costruzione di una vera e propria carriera  che  abbia come risultato l’affidamento di  compiti e funzioni di coordinamento didattico ed organizzativo non  sulla base di a meccanismi elettivi ma del  riconoscimento di compiti e servizi effettuati e positivamente valutati. Snodo essenziale della professionalità docente va considerata la formazione in servizio, obbligatoria e condotta con criteri di sostegno alla progettazione e, prima ancora, il decentramento al livello più vicino possibile alle scuole dei meccanismi di  assunzione. 

e)      Per quanto riguarda le questioni di ordinamento,  è urgentissimo il rilancio di una riflessione sulla scuola di base, anche tenendo conto delle riflessioni condotte dalla  Fondazione Agnelli sulla scuola secondaria di primo grado, a  partire dai concreti problemi che sta provocando l’applicazione delle norme Gelmini nel primo ciclo e l’evidente contrasto tra le diverse indicazioni nazionali. Ciò appare tanto più urgente, quanto più si voglia  concepire la generalizzazione degli istituti comprensivi del primo ciclo come risorsa per la costruzione del curricolo continuo.

f)        E’ sotto gli occhi di tutti la fase di stallo in cui versa il  riordino del secondo ciclo, sia a causa delle resistenze culturali e professionali alla costruzione di curricoli per competenze, sia per la mancanza di azioni di accompagnamento strutturate e capillari, sia per la mancanza di indicazioni chiare sulle modalità di  accertamento e certificazione delle competenze, che costituisce la chiave di volta anche per la costruzione di un sistema credibile di formazione permanente. Occorre perciò che la valenza positiva delle indicazioni metodologiche contenute nelle Linee-guida del riordino degli istituti tecnici e professionali, l’introduzione delle opzioni  e delle innovazioni organizzative, a partire dai Dipartimenti, vengano rese credibili con le necessarie misure di supporto. Su questo punto, come per le problematiche afferenti il primo ciclo, è essenziale un ascolto attento delle problematiche segnalate dai Dirigenti Scolastici.

g)      Non va infine dimenticato che il processo di decentramento delle competenze gestionali dal Ministero alle Regioni deve trovare un’effettiva accelerazione, con la definizione precisa dei criteri di assegnazione delle risorse e delle modalità di verifica a livello centrale  e , di converso, con la costruzione di momenti di  partecipazione sostanziale delle scuole autonome alla formazione delle decisioni relative alla programmazione dell’offerta formativa sul territorio  e al suo raccordo con le grandi scelte di sviluppo culturale, scientifico, economico e tecnologico. Il processo di decentramento deve perciò avere come suo asse quello della sussidiarietà effettiva, intesa come protagonismo reale delle comunità scolastiche.