Le riserve dell’assessore Aprea

L'ex-sottosegretario critica alcune proposte della Giannini. Il nodo della formazione dei docenti

Mentre la ministra Giannini tra interviste (Corriere della Sera) e convegni (Udine) anticipa, con conferme e integrazioni, i principali contenuti innovativi della Buona Scuola, l’ex-sottosegretario all’istruzione, Valentina Aprea, ora assessore regionale in Lombardia, afferma senza mezzi termini che si tratta di una proposta che fa acqua da tutte le parti.

«Il vulnus della proposta – ha spiegato Aprea – sta nell’assegnazione degli insegnanti senza una valutazione aggiornata né una verifica delle competenze rispetto alle materie insegnate. Il limite è proprio questo: chi dovrà interpretare queste innovazioni».

Ha osservato ancora l’assessore: «Gli insegnanti precari hanno mediamente 41 anni e, quindi, ci sono tanti 50enni, il ministro come pensa di utilizzare gli insegnanti per insegnamenti così specifici e innovativi come inglese e il digitale? È molto difficile conciliare il tipo di risorse umane che si prevede di assumere e l’utilizzo che se ne vuol fare legato alle innovazioni. Non vedo coerenza in questa proposta. Ricorda come dopo la riforma Moratti che aveva previsto l’insegnamento dell’inglese fin dalla prima elementare, il ministero non sia ancora riuscito a formare gli insegnanti e si dice preoccupata che la formazione degli insegnanti e la selezione sarà sindacale e burocratica».

Secondo l’assessore, oltre al nodo insegnanti c’è anche quello degli studenti. «Mi sembra inopportuno – ha detto ancora l’ex-parlamentare di Forza Italia – aumentare obbligatoriamente tutte le ore di studio di tutti percorsi quando con tanta difficoltà, e in qualche caso senza riuscirci, abbiamo riportato con le ultime riforme le ore di studio degli studenti a quelle europee. I nostri studenti sono quelli che hanno, infatti, più ore e più materie.

Non abbiamo dunque bisogno di introdurre più ore, ma si può offrire ai ragazzi l’opportunità di scegliere nel rispetto e attitudini personali. Un altro limite sono gli istituti professionali che rappresentano il buco nero dell’istruzione scolastica. C’è il 60% di mortalità del percorso formativo professionale con altissime bocciature e tantissimi ragazzi che abbandonano. Quindi, come pensa la Giannini di inserire anche nei professionali lo studio dell’arte? Ai ragazzi bisogna dare libertà di scelta di percorsi: o crediamo all’autonomia e mettiamo al centro lo studente – ha concluso l’assessore lombardo – o stiamo facendo un’azione burocratica che rimarrà lettera morta sulla carta di cui si avvantaggeranno solo gli insegnanti che verranno stabilizzati».