Le programmazioni scolastiche. Ovvero: perché chi insegna alle superiori dovrebbe saper contare
di Giulio Iraci
Noi docenti di scuola secondaria di secondo grado, a prescindere dalla materia che insegniamo, dovremmo conoscere la matematica.
Nulla di particolarmente complesso, niente equazioni o logaritmi. Basterebbe sapere un po’ di aritmetica: che Platone riteneva propedeutica alla filosofia e che Kant, allargando il discorso, poneva come presupposto di ogni conoscenza.
Dovremmo calcolare con attenzione i tempi scolastici, soprattutto quando impostiamo le programmazioni annuali, se vogliamo che siano proficue per chi apprende e – dunque – gratificanti per noi.
E quindi facciamo due conti.
Chi vuole, ovviamente.
Il monte ore annuale
Cominciamo dal conteggio preliminare a ogni programmazione didattica che voglia dirsi tale.
Di quante ore disponiamo ogni anno noi docenti delle superiori?
Dipende, è ovvio, dalla materia che insegniamo. C’è chi dispone solo di un’ora a settimana e chi ne ha addirittura sei. E poiché è buona regola parlare di ciò che si conosce, prendiamo in considerazione le ore di Storia, una materia del resto così trasversale che il discorso potrebbe valere per tutta la secondaria.
Tranne al liceo classico, che prevede tre ore settimanali, in tutti gli altri istituti secondari (anche di primo grado) le ore settimanali di Storia sono due. Perciò, visto che le settimane scolastiche sono 33, una prima semplice moltiplicazione ci porta a dire che chi insegna Storia ha a disposizione 66 ore annuali, quelle scritte nelle tabelle ministeriali. Ore teoriche, naturalmente, giacché a quel totale vanno sottratte le ore dedicate ad altre attività scolastiche (assemblee, orientamento, test, simulazioni, PCTO, uscite didattiche, viaggi di istruzione, etc.) e quelle nelle quali noi docenti ci assentiamo (permessi per malattia, motivi personali, sindacali, di studio, etc.). Un sottraendo quantificabile, com’è facile riscontrare nel registro dell’anno scolastico appena concluso, in circa un terzo del monte ore teorico.
Togliendo 1/3 a 66 risulta dunque che alle superiori, tranne al liceo classico, chi imposta la programmazione annuale di Storia sa in partenza che potrà disporre all’incirca di 44 ore.
Le ore per le spiegazioni: premessa
Una volta stabilito il numero di ore su cui possiamo effettivamente impostare la programmazione, chiediamoci: quante di quelle 44 ore ci occorreranno per spiegare gli argomenti dell’anno scolastico? O meglio: quanti argomenti di Storia possiamo ragionevolmente inserire nella programmazione annuale se disponiamo di 44 ore?
Anche in questo caso, per rispondere alla domanda, dobbiamo fare un’operazione preliminare, che consiste nel calcolare quante ore prevediamo per valutare gli apprendimenti. Le attività da cui ricavare la valutazione periodica e finale, infatti, non possono essere programmate ai fini delle spiegazioni e devono essere preventivamente sottratte al monte ore effettivo.
Quante ore prevediamo in un anno scolastico per le verifiche?
Le ore per le verifiche: considerazioni preliminari
Non me ne vogliano il lettore e la lettrice, il collega e la collega, ma per rispondere a questa domanda bisogna prima fare altre due considerazioni.
La prima riguarda il numero di studenti, questione tutt’altro che marginale se parliamo di verifiche, e in particolare di verifiche orali, e che può – e in qualche misura deve – condizionare l’intera impostazione della programmazione annuale. I dati del Ministero ci dicono che la media di studenti per classe, alla secondaria, si aggira intorno a 20 nel primo grado e a 21 nel secondo grado. Affidiamoci dunque a questa statistica e ipotizziamo di dover calcolare, nella programmazione annuale di Storia, le verifiche per una classe di 20 studenti (per difetto).
Seconda considerazione: di quali tipologie di verifica intendiamo servirci?
Anche questa variabile è tutt’altro che marginale. Esistono infatti molti modi per accertare in itinere l’acquisizione di conoscenze e abilità, e la scelta della tipologia, se si hanno poche ore, può rivelarsi decisiva.
Cercando di restare il più possibile trasversali, prendiamo in considerazione la tipologia più utilizzata: le interrogazioni.
Le ore per le verifiche: il conteggio
Se in un’ora di lezione interroghiamo 4 studenti (di più, in Storia, sarebbe difficile accertare conoscenze e abilità), per un giro di interrogazioni occorreranno 5 ore. E poiché per misurare l’andamento degli apprendimenti in ciascuno dei due periodi serviranno come minimo due valutazioni, le ore per le interrogazioni in un anno scolastico saranno almeno 5 (ore) x 2 (interrogazioni) x 2 (periodi) = 20.
Ora, se in un anno scolastico in cui disponiamo di 44 ore annuali impiegassimo 20 ore per le interrogazioni (e c’è chi lo fa), ci resterebbero appena 24 ore per spiegare gli argomenti da inserire nella programmazione. Davvero troppo poco. Più verosimilmente dunque la seconda valutazione del quadrimestre, come ormai è prassi, la otterremo con un’interrogazione scritta, un compito in classe, che di ore ne richiede una sola.
Ergo: in una classe con 20 studenti le ore annuali da programmare per le verifiche di Storia saranno: (5 + 1) x 2 = 12.
Anzi no, 13, perché da qualche anno bisogna prevedere almeno un’ora per la verifica di Educazione civica, anch’essa verosimilmente scritta per ottimizzare i tempi.
Anzi no, 14, perché bisogna aggiungere almeno un’ora per la prova di recupero delle carenze del primo periodo.
In somma per le verifiche, nella programmazione annuale di Storia, dovremo prevedere almeno 14 ore.
Le ore per le spiegazioni: il conteggio
Siamo ora in grado di quantificare le ore per le spiegazioni.
Sottraendo alle ore annuali effettive (44) quelle per le verifiche (14), è ragionevole affermare che per spiegazioni e attività affini chi insegna Storia può prevedere 30 ore: meno della metà del monte ore teorico (66).
Sono tante? Sono poche? Quelle sono. E, stanti questi conteggi, impostare la programmazione annuale seguendo pedissequamente gli indici dei manuali, magari ispirandoci ai soppressi programmi ministeriali, non sembra una strategia didattica particolarmente proficua, specie se nelle riunioni primaverili non vogliamo trovarci a dire: “Sono indietrissimo!”, talvolta attribuendone la responsabilità alla classe.
Del resto consoliamoci. Perché è vero che ci sono classi con 14 studenti che consentono una didattica più elastica e gestibile, ma è pur vero che esistono classi di 24, 28 e persino 32 studenti, che portano il conteggio annuale delle verifiche rispettivamente a 16, 18, 20 (con proporzionalità diretta), e quello delle spiegazioni a 28, 26, 24 (con proporzionalità inversa).
Conclusioni: tiriamo le somme
Di conteggi che invitano noi docenti delle superiori a usare l’aritmetica ce ne sarebbero molti altri. Quante ore pomeridiane servono per fare i compiti che assegniamo? Quante per il recupero in itinere? Quante per discutere, nel consiglio di classe, di ogni studente? Conteggi e domande che, per riprendere l’insegnamento kantiano, riguardano l’a posteriori, ciò che riscontriamo giorno per giorno interagendo con la classe, con le famiglie e tra di noi. Dati dell’esperienza che ci imporranno di aggiornare, modificare e persino stravolgere la programmazione di inizio anno. Una programmazione a priori che tuttavia, come si è cercato di dimostrare con poche e semplici operazioni, noi docenti delle superiori faremmo meglio a impostare con attenzione, calcolando bene i tempi. Per non trovarci a dire alla fine dell’anno, parafrasando i Pink Floyd: “The time is gone, the school year is over, thought I’d something more to teach…”.
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